top of page

953 elementi trovati per ""

  • Bella l’auto elettrica, ma va anche ricaricata…

    In Italia stiamo ancora imparando a camminare, ma il resto dell’Europa, pur senza arrivare ai grandi numeri norvegesi, cammina spedito verso una elettrificazione della mobilità privata. Secondo le recenti analisi di McKinsey & Company, le auto elettriche dovrebbero raggiungere una quota di mercato compresa tra il 12 e il 15 per cento entro il 2022. Una proiezione che tiene conto della situazione di crisi globale che si è venuta a creare a seguito della pandemia da Covid-19 ma che, grazie anche alle azioni messe in campo dalla maggior parte dei governi europei per favorire una ripresa economica, non si discosta molto dalle prospettive pre-crisi. L’aumento dei modelli disponibili (42 solo nel primo trimestre 2020) full electric o ibridi plug-in - dovuto anche all’obbligo per i costruttori di mantenere le emissioni entro i 95 grammi di CO2 per km entro il 2021 – accanto a nuovi incentivi e agevolazioni fiscali stanno facendo aumentare la domanda dei consumatori. Nella sola Germania nella prima metà del 2020 le immatricolazioni di veicoli elettrici sono aumentate del 200 per cento rispetto all’anno precedente. Auto elettriche che portano con sé un nuovo paradigma di utilizzo, a partire dal rifornimento. Diversi Paesi stanno quindi investendo in infrastrutture di ricarica, sia direttamente con l’installazione di stazioni di ricarica pubbliche, sia sostenendo economicamente quelle private, nelle abitazioni e nei luoghi di lavoro. Per rispondere a questi nuovi nuovi bisogni arriva ora Iberdrola, azienda attiva nella produzione di energia da fonti rinnovabili, che amplia le proprie attività in Italia e propone una soluzione di ricarica elettrica per la mobilità privata con l’installazione di stazioni a parete per uso domestico. La Smart Mobility Home di Iberdrola permetterà di ricaricare il proprio veicolo elettrico tramite una wallbox installata direttamente nel proprio garage o posto auto. E grazie alla partnership con evway, tra i maggiori provider di servizi per la mobilità elettrica attivi sul mercato italiano, i clienti di Iberdrola potranno ricaricare in oltre 200 mila punti in Europa. Inoltre, coloro che sceglieranno la soluzione Smart Mobility Home entro il 31 dicembre 2020 potranno usufruire di 6 mesi di ricarica gratuita presso tutte le colonnine pubbliche del network evway. “Per noi - ha dichiarato Lorenzo Costantini, Country Manager di Iberdrola Italia - entrare nella mobilità elettrica significa poter contribuire alla diffusione di una maggiore cultura green, sotto il profilo economico e sociale, dando impulso alla transizione verso modelli di vita e di consumo più sostenibili”. Sempre secondo l’analisi di McKinley, le vendite europee di veicoli elettrici aumenteranno tra 2,0 milioni e 2,9 milioni nel 2022, raggiungendo nel 2030 una quota di mercato compreso tra il 35 e 45 per cento.

  • Europa, bene transizione green ma proteggiamo i consumatori vulnerabili

    Nell’Europa post Covid-19 il settore dei trasporti e dell’energia saranno fondamentali e la green economy costituirà un importante motore per la ripresa. È questo il fulcro tematico al centro dell’incontro del 20 novembre tra Valdis Dombrovskis, vicepresidente esecutivo della Commissione Europea, e Baiba Miltovica, neo presidente della sezione Trasporti, energia e infrastrutture dello European Economic and Social Committee (EESC). “La TEN Section potrebbe dare un contributo diretto già con il programma 2021, con iniziative per promuovere un trasporto europeo sicuro e sostenibile, includendo combustibili alternativi e puntando alla interoperabilità dei collegamenti in Europa attraverso i corridoi TEN-T” ha dichiarato la presidente Miltovica nell’incontro volto a stabilire il programma di lavoro da qui al 2023. Nel corso dell’incontro il vicepresidente Dombrovskis ha rimarcato che gli obiettivi della Commissione rimangono invariati, puntando a una ripresa economica sostenibile che sia “forte, bilanciata e inclusiva”. La strategia si focalizzerà in particolare sulla transizione verde grazie al 30 per cento dei fondi destinato agli obiettivi climatici. “È la più grande percentuale mai garantita del più grande budget europeo mai stanziato” ha concluso Dombrovskis. “Il Green Deal europeo resta una priorità centrale del Recovery Plan” - ha dichiarato da parte sua la presidente Miltovica. “Ci sono molteplici opportunità di finanziamento di progetti sostenibili, tecnologie e soluzioni che possono portare beneficio ai cittadini e ai territori. Ma è anche vero che i mercati stanno cambiando velocemente, guidati dalla liberalizzazione, dalla digitalizzazione e dalla politica climatica, e questo potrebbe generare preoccupazioni di carattere economico e sociale. A questo proposito dobbiamo proteggere i consumatori che si trovano in situazioni vulnerabili e di povertà energetica”.

  • Parlare di atomo (e dei suoi costi) in UK non è tabù

    Il nuovo Piano energetico annunciato nelle scorse settimane dal governo inglese prevede per l’energia nucleare un ruolo importante nel mix energetico britannico. Insieme a un ulteriore forte sviluppo dell’eolico offshore, proprio l’atomo sarà protagonista di quella che si preannuncia come una “rivoluzione industriale verde”. Almeno al di là della Manica, quindi, riprende vigore il dibattito sul ruolo del nucleare nel percorso verso la transizione energetica; rimane da capire però a quali costi. Il team di ricerca guidato da Marko Aunedi, ricercatore dell’Imperial College of London per il programma di sviluppo integrato di sistemi energetici a basse emissioni di carbonio (IDLES), ha quindi esaminato il caso economico e tecnico dell’energia nucleare come parte del mix energetico nel Regno Unito. In particolare, lo studio ha rilevato che per essere anche finanziariamente sostenibile, il costo dell’energia nucleare dovrebbe essere inferiore di almeno il 30 per cento rispetto al prezzo dell’elettricità del progetto Hinkley Point C attualmente in costruzione in Gran Bretagna, che ha un contratto di 35 anni a 92,5 sterline/MWh. L’analisi, che fa parte di una più ampia ricerca sulle tecnologie di generazione e stoccaggio che possono contribuire a ottenere un sistema elettrico a zero emissioni di carbonio per l’Inghilterra, è stata realizzata utilizzando il Whole-Electric System Investment Model (WeSIM). WeSIM è un modello completo di analisi del sistema elettrico che riesce a definire quali siano gli investimenti economici ottimali per la generazione, la capacità di stoccaggio dell’energia e le risorse di rete, garantendo al contempo il bilanciamento in tempo reale della domanda e dell’offerta e il rispetto degli standard di sicurezza. Inoltre, Il modello genera scenari basati su diverse ipotesi sull’evoluzione della domanda, tenendo conto dei costi tecnologici futuri, la misurazione di tutti i gas serra (GHG) associati allo scenario e la capacità di interconnessione tra Inghilterra ed Europa continentale. L’energia nucleare genera attualmente circa il 20 per cento dell’elettricità della Gran Bretagna, con le centrali attualmente operative che forniscono una capacità combinata di circa 9 GW. I risultati dello studio realizzato dal team di ricercatori dell’Imperial College of London con il metodo WeSIM saranno ora di supporto al governo inglese nell’ambito degli accordi per la costruzione di una nuova centrale nucleare nel Suffolk, il progetto Sizewell C, che fornirebbe 3,34 GW di elettricità.

  • Taglia small? In Gran Bretagna è la preferita anche per il nucleare

    In Inghilterra il nucleare rappresenta circa il 20 per cento del mix energetico. Entro il 2030, tuttavia, sei delle sette centrali presenti nel Regno Unito dovrebbero essere chiuse e la settima, Sizewell B, dovrebbe essere disattivata nel 2035. Per raggiungere l’obiettivo di avere emissioni nette zero entro il 2050, tenendo conto anche dell’aumento di domanda di elettricità prevista nei prossimi decenni, per il governo britannico servirebbe un “nuovo” nucleare. A tentare di risolvere il problema ci ha pensato un consorzio guidato da Rolls-Royce, che di recente ha annunciato un progetto per costruire 16 mini-centrali nucleari nel Regno Unito. Il consorzio, di cui fa parte anche il National Nuclear Laboratory, ha già ricevuto 18 milioni di sterline per iniziare la progettazione dello Small Modular Reactor (SMR). L’obiettivo consiste nel riprogettare l’energia nucleare come un set Lego super tecnologico; i componenti delle mini-centrali sarebbero infatti suddivisi in una serie di moduli realizzati in una fabbrica centrale e poi spediti su strada al sito per l’assemblaggio. Ogni impianto produrrebbe 440 MW - sufficienti per alimentare una cittadina come Sheffield - e si prevede possano costare circa 2 miliardi di sterline ciascuno. “Grazie alla semplificazione e alla standardizzazione - ha spiegato Tom Samson, amministratore delegato del consorzio UK Small Modular Reactor – si può ridurre la complessità della costruzione di un progetto nucleare, con una drastica riduzione dei costi pur mantenendo gli alti livelli di sicurezza”. Secondo le stime del consorzio, il primo di questi impianti modulari potrebbe essere operativo in 10 anni, dopodiché sarà in grado di costruirne e installarne due l’anno, creando circa 6.000 nuovi posti di lavoro. “Il prezzo per unità di elettricità potrebbe essere più alto rispetto all’eolico o al solare - ha affermato Michael Liebreich, CEO di Liebreich Associates e uno dei principali esperti mondiali di energia pulita - ma il nucleare fornisce energia praticamente 24 ore su 24, 7 giorni su 7”.

  • Verde Irlanda! Nel 2020, 12 per cento in meno di anidride carbonica

    Si è già più volte detto – purtroppo – che la pandemia ha causato una forte diminuzione dei trasporti e delle attività commerciali, con un effetto diretto (questo, se si vuole, l’unico lato positivo) sulle emissioni di anidride carbonica, che sono diminuite a livello globale. Non fa eccezione la Repubblica d’Irlanda dove in questo 2020, secondo la Sustainable Energy Authority of Ireland (SEAI), le emissioni di CO2 potrebbero diminuire fino al 12 per cento. I primi dati analizzati dalla SEAI indicano infatti un forte calo delle emissioni, in particolare quelle dovute a benzina e diesel. Proprio l’uso di combustibili fossili nei settori non ETS, come i trasporti e le case, è la principale fonte di emissioni di gas serra in Irlanda, tanto che nel 2018 hanno rappresentato il 38 per cento di tutte le emissioni di gas a effetto serra nel Paese, mentre il consumo di energia ha rappresentato il 59 per cento. Nel frattempo, l’Irlanda ha messo in atto una graduale riduzione dell’uso del carbone per la generazione elettrica, calato del 70 per cento nel 2019, in gran parte legato alla diminuzione di capacità della centrale di Moneypoint. “Ci aspettiamo di vedere un calo dei trasporti di circa il 25 per cento per il 2020 - ha detto Jim Scheer capo del dipartimento Dati e approfondimenti della SEAI, responsabile delle statistiche energetiche – ma è solo una stima iniziale”. “Abbiamo anche fatto passi da gigante - ha continuato Jim Scheer - nell’uso delle FER, principalmente da fonte eolica, e si può fare ancora di più; l’Irlanda potrebbe infatti raggiungere entro il 2030 l’obiettivo del 70 per cento di rinnovabili nella produzione elettrica”.

  • Target 2020, il Belgio non raggiungerà i propri obiettivi green

    Il nuovo governo del Belgio ha sposato la linea della Commissione Europea che punta a una riduzione del 55 per cento delle emissioni entro il 2030. La base dell’accordo di coalizione del primo ministro Alexander de Croo è anzi sostanzialmente incentrato proprio sulle politiche climatiche ed energetiche, con un adeguamento del Piano Nazionale per l’Energia e il Clima (NECP) al 2030 che prevede un maggiore sviluppo delle rinnovabili e una graduale eliminazione del nucleare entro il 2025. Il nuovo ministro federale dell’Energia, la verde Tinne Van der Straeten, ha però recentemente comunicato a una Commissione della Camera che il Belgio difficilmente raggiungerà i suoi obiettivi green nel 2020. Le diverse regioni del Paese, infatti, avrebbero dovuto arrivare a ottenere insieme una quota del 13 per cento di energia rinnovabile, ma le Fiandre hanno già fatto sapere che non riusciranno a rispettare il proprio target, con un deficit di 1.800 GWh. La produzione di energia rinnovabile sarà così limitata all’11,7 per cento, nonostante i 1.465 GWh della Vallonia (più del previsto), costringendo il Belgio a “comprare” la differenza da altri Paesi europei che ne producono abbastanza. Per il governo federale questo acquisto potrebbe costare 31 milioni di euro. Attualmente il Belgio ha 2,3 GW di capacità eolica onshore e 1,6 GW offshore. Per raggiungere l’obiettivo di riduzione dei gas serra pari 55 per cento, l’accordo di coalizione prevede di portare entro il 2030 l’eolico onshore delle Fiandre a 2,5 GW, rispetto a 1,3 GW di oggi. Inoltre, sempre con orizzonte 2030, si prevede di raddoppiare anche la capacità eolica offshore globale, portandola a 4 GW.

  • Nuove esplorazioni di gas nelle Filippine

    In vista della minore produzione di gas del giacimento di Malampaya, che si prevede esaurirà le proprie risorse entro il 2024, verrà effettuata la costruzione di un nuovo impianto. Il presidente del Comitato per l’energia del Senato delle Filippine Sherwin Gatchalian ha esortato il governo e gli operatori del settore a iniziare l’esplorazione di nuovi giacimenti di gas naturale e ad aumentarne l’importazione, sfruttando la diminuzione in tutto il mondo dei prezzi del carburante. Le due maggiori società energetiche filippine - Udenna Corporation, che ha una partecipazione del 45 per cento nel giacimento di Malampaya, e PXP Energye - hanno espresso la loro intenzione di condurre attività di esplorazione nella Recto Bank, un’area nel Mar delle Filippine occidentali oggetto di un contenzioso con la Cina. Attualmente Malampaya, che si trova vicino alla Recto Bank, al largo della provincia di Palawan, fornisce circa il 30 per cento della domanda energetica del Paese. Nel frattempo, nelle Filippine si sta costruendo un impianto per l’importazione di gas naturale liquefatto (GNL) a Batangas City, che si spera possa essere completato prima del 2024.

  • In Cina la più grande installazione eolica on-shore al mondo

    L’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA) prevede che la capacità eolica onshore raggiungerà circa 850 GW entro il 2024, crescendo di quasi il 60 per cento rispetto al 2019 e confermandosi come una delle principali fonti di generazione di energia rinnovabile. Una dimostrazione arriva anche dalla Cina, dove il Governo ha approvato la costruzione di sei mega-progetti per la produzione di energia da fonte eolica; nella provincia di Gansu è in fase di ultimazione uno dei più grandi, il Gansu Wind Farm Project. Iniziato nel 2009, è composto da un gruppo di 18 parchi eolici e più di 7.000 turbine e la sua costruzione è stata suddivisa in tre fasi. Il progetto, con un costo stimato di 17,5 miliardi di dollari, ha attualmente una capacità installata di circa 8 GW, che aumenterà fino a 20 GW una volta ultimato, diventando la più grande installazione onshore del mondo. Il parco eolico, costruito da Cecep Wind Power Corporation, una società per azioni di proprietà statale che ha come azionista di maggioranza China Energy Conservation and Environmental Protection Group (CECEP), si trova a un’altitudine di circa 1.700 metri nel deserto del Gobi, dove la velocità media del vento a 90 metri sopra il livello del suolo è di quasi 7,9 metri al secondo.

  • Bulgaria, altri 2,6 GW di capacità rinnovabile entro la fine del 2030

    In linea con gli obiettivi di decarbonizzazione e sostenibilità ambientale dettati dalla UE, la Bulgaria ha previsto un aumento di 2,6 GW di generazione di elettricità da fonti rinnovabili, in particolar modo da impianti fotovoltaici, entro la fine del 2030. Nella bozza della nuova strategia nazionale, il ministero dell’Energia bulgaro punta infatti a ulteriori 2.174 MW di solare, 249 MW di eolico e 222 MW da impianti a biomasse. Entro la fine del 2030 la quota di fonti rinnovabili dovrebbe così raggiungere il 30,3 per cento nella produzione di energia, il 42,6 per cento nel riscaldamento e raffreddamento e il 14,2 per cento nei trasporti. Attualmente la Bulgaria produce il 39 per cento del consumo di elettricità da centrali a carbone e il 37 per cento dalla centrale nucleare di Kozloduy. Nella strategia al 2030 è prevista anche la costruzione di altre due centrali nucleari a Belene, da 1.000 MW ciascuna, che dovrebbero entrare in funzione tra dieci anni.

  • Dall'università celle solari più sottili e performanti

    Uno studio della School of Science and Technology dell’Università NOVA di Lisbona, svolto in collaborazione con l’Università di York, in Inghilterra, ha dimostrato che un nuovo design delle celle solari può aumentare la capacità di assorbimento della luce del 125 per cento. La produzione di celle solari più sottili, leggere e flessibili può aumentare l’assorbimento della luce e consentire allo stesso tempo l’utilizzo in vari prodotti, dalle piastrelle alle barche a vela e alle attrezzature da campeggio, oltre a poter essere implementate su un maggior numero di edifici. Creare celle più sottili le renderebbe inoltre più economiche. Lo studio prevede che questo tipo di progettazione potrebbe avere un impatto non solo nel settore delle celle solari o dei LED, ma anche in applicazioni come schermi acustici, pannelli frangivento, superfici antiscivolo, applicazioni di bio-sensori. “La nostra regola di progettazione - ha infatti dichiarato Christian Schuster, del Dipartimento di Fisica dell’Università portoghese - soddisfa tutti gli aspetti rilevanti dell’intrappolamento della luce per le celle solari, aprendo la strada a strutture diffrattive semplici, pratiche e tuttavia eccezionali, con un potenziale impatto oltre le applicazioni fotoniche”.

  • A Trapani, VIA al progetto di efficientamento di EP Produzione

    La sostituzione degli attuali turbogas con 4 nuove unità a ciclo aperto di ultima generazione, per 220 MW totali, e un investimento complessivo di circa 120 milioni di euro. È questo, in poche cifre, il progetto per la centrale di Trapani per il quale EP Produzione ha presentato domanda di VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) al Ministero dell’Ambiente; progetto che prevede il significativo efficientamento dell’impianto e una rilevante riduzione delle emissioni. La centrale manterrà infatti la medesima potenza complessiva ma con un rilevante incremento dell’efficienza produttiva: il rendimento raggiungerà circa il 39 per cento (il valore attuale si attesta intorno al 33 per cento). Ciascuna turbina sarà dotata di bruciatori a basse emissioni e l’abbattimento emissivo sarà implementato attraverso l’utilizzo di un sistema catalitico che permetterà la riduzione selettiva degli ossidi di azoto. Una volta ottenute le necessarie autorizzazioni, la costruzione della nuova unità richiederà approssimativamente 22-25 mesi. Per EP Produzione - società del Gruppo energetico ceco EPH, quinto produttore di energia elettrica in Italia e che gestisce una capacità di generazione complessiva di 4,3 GW - il progetto riveste un’importanza strategica, in linea con le indicazioni del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima per il supporto alla decarbonizzazione e alla sicurezza del sistema elettrico. Il Gruppo EPH (Energetický a průmyslový holding) è il settimo produttore di elettricità a livello europeo e gestisce attività in Repubblica Ceca, Slovacchia, Germania, Italia, Polonia, Regno Unito, Irlanda, Ungheria, Francia e Svizzera.

  • Emissioni zero, la Francia conferma l’impegno

    In questo periodo di crisi dovuta alla pandemia, il Ministero per la transizione ecologica e inclusiva francese ha confermato che in questo decennio la Francia aumenterà di 3 GW la capacità di potenza per la gara dell’offshore eolico, raggiungendo un obiettivo di 8 GW rispetto al precedente, pari a 5 GW. La variazione degli obiettivi sono riportati nel documento di programmazione Programmation pluriannuelle de l’énergie (PPE). Le offerte riguardano per l’anno in corso un sito nella Manica orientale, un’altra per un’area del Sud Atlantico (molto probabilmente la zona di Oleron) da realizzarsi tra il 2021 e il 2022, nonché per ulteriori tre progetti per 250 MW ciascuno sempre tra il 2021 e il 2022. La strategia francese per l’energia e il clima pubblicata in questi giorni è caratterizzata da due componenti: la parte relativa alla diminuzione delle emissioni di carbonio (SNBC), che rappresenta la tabella di marcia per raggiungere l’obiettivo della neutralità del carbonio entro il 2050; la Programmazione energetica pluriennale (DPI), che è la traiettoria energetica della Francia per i prossimi 10 anni. In particolare, nel mix energetico si prevede la riduzione della quota di energia nucleare al 50 per cento nel 2023, un incremento della quota rinnovabile al 33 per cento nel 2030 con la riduzione contemporanea del consumo di combustibili fossili del 40 per cento, sempre nel 2030.

  • USA: pubblicato l’Energy Outlook 2020 dell’EIA

    Gli Stati Uniti, per la prima volta in 67 anni, a settembre 2019 sono diventati esportatori netti - su base mensile - di energia. È solo uno degli aspetti che trova risalto nell’Annual Energy Outlook 2020 pubblicato dalla EIA (US Energy Information Administration). L’analisi ha mostrato come il rallentamento dei consumi di energia, in un’economia USA sempre più efficiente dal punto di vista energetico, si è contrapposto all’aumento della produzione, in particolare di petrolio e gas naturale, comportando di conseguenza un aumento delle esportazioni. Le proiezioni prevedono che gli Stati Uniti dovrebbero continuare ad essere un esportatore netto di energia anche nei prossimi anni e fino al 2050. “Riteniamo che le energie rinnovabili continueranno a essere la fonte di energia elettrica in più rapida crescita fino al 2050, anche grazie alla riduzione dei costi che le rendono economicamente competitive” ha osservato Linda Capuano, administrator dell’EIA, che si è detta anche convinta che “con il continuo sviluppo della tecnologia per la produzione nazionale di petrolio e gas naturale, gli Stati Uniti rimarranno un esportatore netto di energia per diverso tempo”. Lo studio evidenzia come la quota della produzione di elettricità statunitense da fonti rinnovabili raddoppierà tra il 2019 e il 2050. A contribuire maggiormente a tale crescita sarà il solare, mentre la produzione di gas naturale manterrà la sua quota, con una diminuzione continua di carbone e nucleare.

  • Sudafrica, i guasti alle centrali sanciscono il ritorno dei tagli di potenza elettrica

    La società elettrica Eskom ha comunicato che la messa fuori servizio delle unità di due delle sue centrali elettriche e i guasti occorsi in altre tre strutture hanno determinato la necessità di effettuare interruzioni di corrente programmate. La compagnia elettrica era già in difficoltà, avendo implementato la riduzione del carico a causa di manutenzioni e sovraccarichi della rete in aree ad alta densità abitativa e soggette a connessioni illegali, atti vandalici alle infrastrutture elettriche e bypass dei contatori. I guasti imprevisti ammontano a 9.272 MW di capacità, che si aggiungono ai 6.314 MW attualmente in fase di manutenzione programmata. Queste ultime interruzioni di corrente arrivano nonostante Eskom abbia ottenuto, da aprile 2020, l’aumento dell’8,8 per cento delle tariffe per l’elettricità e che i clienti municipali pagano già da luglio 2020 un ulteriore 6,9 per cento in più.

  • Mare del Nord, al via il gasdotto sottomarino più lungo del mondo

    La britannica Neptune Energy ha annunciato che è in corso di completamento la soluzione pipe in pipe di 36 km riscaldata elettricamente (ETH) che trasporterà petrolio dal campo Fenja di Neptune Energy alla piattaforma Njord A, gestita dalla azienda norvegese Equinor. L’installazione offshore viene eseguita dalla nave Deep Energy, a circa 120 km a nord di Kristiansund, in Norvegia, a una profondità d’acqua di circa 320 metri. Il direttore dei progetti e dell’ingegneria di Neptune Energy in Norvegia, Erik Oppedal, ha dichiarato: “L’installazione e il collaudo del tubo ETH è un grande risultato tecnico, nonché una pietra miliare nello sviluppo del campo petrolifero di Fenja. Questo per noi rappresenta un eccellente esempio dell’impegno a investire nella regione e ad adottare tecnologie avanzate per superare le sfide che il settore ci pone”. Si stima che dal campo Fenja si potranno ottenere 97 milioni di barili di petrolio equivalente.

bottom of page