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- Blackout in Texas. Ora che i Comanche vivono negli igloo…
Deregolamentazione, rinnovabili, rete elettrica non sincrona. I perché del blackout in Texas sono diversi, ma tutti figli di mancata pianificazione e sottovalutazione del rischio. Una tempesta. Non solo di neve e ghiaccio, ma di notizie. Così, nell’immaginario collettivo il Texas è passato dalle cavalcate di John Wayne tra frecce e tomahawk a città paralizzate tra strade buie e anziani (e non) morti di freddo. Un blackout che ha lasciato più di 4 milioni di persone senza elettricità e causato la morte di decine di persone. Un evento straordinario - da settanta e più anni non si verificava una tale ondata di gelo e neve - che ha provocato la caduta di alberi sulle linee elettriche e il blocco delle turbine eoliche. Questo - unito alla riduzione della fornitura di gas a causa del congelamento delle valvole e a un guasto, sempre dovuto al grande freddo, che ha fermato una unità da 1.300 MW di una centrale nucleare nel sud del Texas - ha provocato prolungate interruzioni del servizio. Anche perché il freddo intenso causava ovviamente un’impennata della domanda di elettricità. A nulla sono serviti i cosiddetti blackout a rotazione. Oltre ad aver ritenuto che il rischio di un tale evento fosse basso e che non sarebbe stato conveniente predisporre contromisure costose, quali sono state quindi le cause di questo blackout? “Certamente - spiega Emanuele Ciapessoni, Leading Scientist del Dipartimento Sviluppo dei Sistemi Energetici di RSE - il sistema elettrico del Texas non era sufficientemente resiliente, anche se allo stato attuale è difficile individuare il motivo principale del blackout: forse i guasti, o le turbine eoliche ghiacciate. Ma occorre ricordare anche che la rete del Texas non ha connessioni sincrone con le altre due reti degli Stati Uniti. Inoltre, il Texas ha adottato un mercato deregolamentato per la sola energia, senza introdurre un mercato della capacità”. Va poi detto che lo sviluppo tecnologico e dei materiali, che oggi più che mai permetterebbe di realizzare centrali elettriche e impianti eolici in grado di funzionare in situazioni estreme, si scontra, invero non solo in Texas, con l’obiettivo di fornire elettricità a un costo più basso, con un’affidabilità spesso solo accettabile. Necessità di migliorare l’affidabilità e la resilienza del sistema elettrico gridata a gran voce dallo stesso governatore del Texas. Preparandoci a eventi climatici estremi sempre più frequenti, è tempo quindi di trovare le soluzioni. “Quella texana - continua Ciapessoni - è collegata alla rete elettrica statunitense e a quella messicana tramite cinque collegamenti in alta tensione in corrente continua (HVDC). Un’ipotesi a lungo termine è quella di interconnettere la rete del Texas in modo sincrono con una o entrambe le grandi reti americane, in modo da incrementare il potenziale di import-export e garantire il mutuo soccorso con le reti interconnesse. Questa idea classica, basata sull’espansione di rete, è in competizione con nuove soluzioni, come l’utilizzo della generazione distribuita e di impianti di accumulo fissi o mobili. Sono tutte opzioni utili per aumentare la resilienza”. Garantire la resilienza richiede quindi nuovi approcci in modo di pianificare le contromisure e gestire le emergenze. “Un aspetto chiave - conclude Emanuele Ciapessoni, coordinatore dellla monografia Resilienza del sistema elettrico, pubblicata nella collana RSEview - è quello della quantificazione dell’efficacia e dei costi degli interventi per la resilienza, per individuare quelli prioritari tenendo conto dei tempi di ritorno degli eventi critici. Tutto ciò richiede evoluzioni a livello regolatorio, nonché degli attuali codici di rete e dei piani di sviluppo, per considerare a pieno titolo la resilienza del sistema a fronte di eventi eccezionali”. Consulta la monografia
- Nel Mare del Nord un’isola elettrica: nasce il primo hub energetico al mondo
Il 2050 rappresenta la data limite dopo la quale la Danimarca porrà fine all’estrazione di petrolio nel Mare del Nord. Per favorire ulteriormente il passaggio totale alle rinnovabili, il Parlamento danese ha approvato la costruzione di un hub energetico in mare. Di proprietà di un partenariato pubblico-privato, l’isola artificiale sarà costruita a 80 chilometri dalla costa della penisola dello Jutland e sarà collegata alle reti elettriche di diversi Paesi che si affacciano sul Mare del Nord, rafforzandone l’integrazione e aumentando la produzione di elettricità rinnovabile. Estesa su una superficie di almeno 120.000 metri quadrati, sull’isola saranno inizialmente installate circa 200 turbine eoliche, con una capacità combinata di 3 GW, e sarà in grado di fornire energia verde a 3 milioni di famiglie europee. “Costruendo il primo hub energetico al mondo - ha dichiarato Dan Jorgensen, Ministro danese del clima e dell’energia - con una capacità potenziale di 10 GW, la Danimarca contribuisce in modo significativo all’obiettivo della UE di 300 GW di energia eolica offshore al 2050”. Una volta completamente implementato, l’hub sarà in grado di coprire il consumo di 10 milioni di famiglie europee, offrendo inoltre possibilità per costruire strutture per lo stoccaggio dell’elettricità. Oltre a quest’isola artificiale, che ha un costo stimato di 210 miliardi di corone danesi (34 miliardi di dollari), la Danimarca ha in progetto anche un secondo hub energetico da 2 GW sull’isola di Bornholm, nel Mar Baltico.
- Efficienza energetica obiettivo primario del Cile
Ridurre l’intensità energetica per migliorare l’efficienza. Il Cile ha da poco approvato una nuova legge sull’efficienza energetica del Paese che mira a una riduzione del 10 per cento dell’intensità energetica entro il 2030 rispetto al valore del 2019. La nuova legge promuove un uso razionale delle risorse in tutti i settori - residenziale, pubblico, commerciale, trasporti e industria - con un maggiore supporto alle aziende per intraprendere adeguate pratiche di gestione energetica, incentivi per l’uso di veicoli più efficienti e a emissioni zero, informazioni chiare e specifiche sul consumo di energia delle abitazioni e la promozione di un corretto utilizzo dell’energia negli edifici governativi. Tra i principali punti, la nuova legge stabilisce che i clienti energivori dovranno implementare sistemi di gestione dell’energia e segnalare i loro consumi al Ministero dell’Energia. Le nuove abitazioni avranno etichette come gli elettrodomestici, consentendo una scelta più consapevole e efficiente nell’atto di acquisto di una casa. Secondo il Ministero dell’Energia, che è tenuto a predisporre un Piano nazionale per l’efficienza energetica ogni cinque anni, queste misure consentiranno un risparmio cumulativo di oltre 15 milioni di dollari e una riduzione delle emissioni di 28 milioni di tonnellate di CO 2 . “Per raggiungere il nostro obiettivo e mantenere il nostro impegno dobbiamo costruire un’alleanza tra governo, grandi produttori e grandi consumatori di energia e tutti i cittadini - ha dichiarato il presidente Sebastián Piñera - in modo che il Cile possa diventare un Paese sostenibile”. Attualmente, una famiglia media cilena spende fino al 13 per cento del proprio budget per coprire il fabbisogno energetico, mentre nel settore produttivo i costi per l’acquisto di combustibili ed elettricità possono superare il 15 per cento del bilancio totale.
- Idroelettrico in Tanzania, 580 MW di nuova capacità entro tre anni
Per far crescere l’economia africana e migliorare le condizione di vita, una delle priorità è perseguire una maggiore elettrificazione. Il governo della Tanzania, Paese dell’Africa orientale noto per il Kilimangiaro, ha avviato due nuovi progetti per la costruzione di due centrali idroelettriche, per una capacità totale di 580 MW. Situati nella regione di Njombe, nella Tanzania centrale, i progetti Ruhudji - da 358 MW - e Rumakali - da 222 MW - dovrebbero essere completati entro tre anni e consentiranno di aumentare sensibilmente la capacità rinnovabile nazionale, che oggi è ferma a soli 1.602 MW. A corredo di questi due nuovi impianti la Tanzania Electric Supply Company Limited (Tanesco) costruirà due nuove linee per la trasmissione dell’elettricità. L’obiettivo che si è posto il governo della Tanzania è quello di raggiungere un tasso di elettrificazione del 75 per cento entro il 2035. Attualmente, in un Paese che conta oltre 59 milioni di abitanti, poco meno del 37 per cento della popolazione ha accesso all’elettricità.
- Approvato il nuovo piano energetico armeno
Il Governo della Repubblica dell’Armenia ha recentemente approvato un nuovo programma strategico per lo sviluppo del sistema energetico nazionale al 2040, in sostituzione del precedente piano adottato nel 2015. In un Paese dove l’elettricità è fornita principalmente da una centrale nucleare e da alcune centrali a gas, il ministero dell’Amministrazione Territoriale e delle Infrastrutture ha così definito le azioni per generare il 30 per cento dell’elettricità del Paese da fonti rinnovabili. Attualmente la centrale nucleare armena, con una capacità operativa di 385 MW, tende a soddisfare oltre il 40 per cento della domanda di elettricità, gli impianti idroelettrici forniscono oltre il 20 per cento, mentre il solare offre ad oggi solo un apporto minimo alla generazione.
- Rinnovabili in Macedonia del Nord, dalla Germania 2 milioni dieuro
Il percorso verso la transizione energetica presuppone anche forti impegni economici, che spesso rischiano di rallentarne il processo. Un aiuto alla Macedonia del Nord per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione arriva ora dalla Germania. Elektrani na Severna Makedonija (ESM), società energetica statale, ha infatti firmato un accordo con la KfW Development Bank, per un finanziamento di 2,4 milioni di euro per studi di fattibilità per progetti di energia rinnovabile da 650 GWh l’anno. In particolare, i progetti riguarderanno un parco solare da 140 MW a Bitola, un parco eolico a Miravci e il riammodernamento delle centrali idroelettriche. “Il sostegno tedesco - ha dichiarato Zoran Zaev, primo ministro macedone - è fondamentale per accelerare il ritmo della transizione energetica, sostituire il carbone con il gas naturale e ridurre le emissioni di carbonio, in linea con la strategia di sviluppo energetico del Paese al 2040”. Negli ultimi 20 anni, la Germania ha finanziato progetti di sviluppo in Macedonia del Nord con oltre 500 milioni di euro, di cui più della metà nel settore energetico.
- Taiwan: obiettivo 15 GW di eolico al 2025
Il Piano quadriennale di promozione dell’energia eolica è uno dei principali programmi che il governo della Repubblica cinese di Taiwan ha sviluppato per combattere il cambiamento climatico. Gli obiettivi del Governo sono piuttosto ambiziosi: prevedono per il solo eolico offshore, oltre i 500 MW commissionati nel 2020, altri 5 GW da commissionare nel 2021-2025. Ciò porterebbe la capacità complessiva eolica del Paese a oltre 15,5 GW. “Il fotovoltaico e l’eolico offshore - ha dichiarato Tsai Ing-wen, presidente di Taiwan - sono diventati i nostri obiettivi principali nella pianificazione verso la transizione energetica”. Il Bureau of Energy stima che entro il 2025 le fonti rinnovabili potrebbero arrivare a generare il 20 per cento della produzione di energia elettrica del Paese. Il Governo prevede altresì che lo sviluppo dell’eolico offshore genererà nuovi investimenti privati e oltre 20.000 nuove opportunità di lavoro. Al fine di rafforzare lo sviluppo della tecnologia energetica, stabilizzare l’approvvigionamento e promuovere la sicurezza energetica, negli ultimi anni Taiwan ha ampliato la cooperazione con Stati Uniti, Australia, Giappone, Regno Unito e Germania.
- Decarbonizzazione, il Portogallo stanzia 22 milioni di euro
In linea con i programmi di decarbonizzazione, il governo portoghese ha confermato la chiusura delle ultime due centrali a carbone ancora operative, quella di Pego nel 2021 e quella di Sines entro fine 2023. Il Piano Nazionale Energia e Clima (PNEC), con un investimento totale di quasi 22.000 milioni di euro, prevede che entro il 2030 il 47 per cento dei consumi energetici sia generato da fonti rinnovabili, con un aumento della capacità installata da FER fino a 28,8 GW. Uno sviluppo, soprattutto del fotovoltaico, che porta con sé un forte impegno anche verso la produzione di vettori da rinnovabili, come l’idrogeno. Proprio nel contesto del processo di decarbonizzazione nazionale, EDP - Energias De Portugal ha istituito due nuove unità per lo sviluppo di progetti legati all’idrogeno verde e ai sistemi di accumulo, con l’obiettivo di raggiungere una capacità di stoccaggio di 1 GW entro cinque anni. “La crescente penetrazione delle fonti rinnovabili - ha dichiarato Miguel Stilwell de Andrade, CEO di EDP - richiede sempre più l’integrazione con i sistemi di accumulo, come le batterie, per fornire la flessibilità necessaria al sistema elettrico. Inoltre, se vogliamo raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione, dovremo utilizzare altri vettori energetici, come l’idrogeno verde, per rispondere a settori in cui l’elettricità non è un’opzione tecnicamente praticabile o economicamente sostenibile”.
- Verde o blu, l’idrogeno è passepartout!
Secondo il report di IRENA Hydrogen from renewable power: Technology outlook for the energy transition, oggi la produzione di idrogeno si basa per oltre il 95 per cento sui combustibili fossili, con il gas naturale che rappresenta la fonte principale. L’aumento della produzione di energia da rinnovabili, unito alla probabilità che una quota possa non essere sfruttata in pieno, apre la possibilità di produrre idrogeno verde, ricavato per elettrolisi usando le FER. Se pensiamo che al 2050 il fabbisogno annuale di idrogeno in Europa dovrebbe aumentare di quasi otto volte, passando dagli attuali 327 a 2.500 TWh, ecco che lo sviluppo della produzione di idrogeno verde riveste un’importanza determinante ai fini della transizione energetica. La Germania, secondo uno studio di Aurora Energy Research, rappresenta con oltre 70 TWh l’anno più di un quinto del consumo totale di idrogeno in Europa. Grazie alla strategia del governo federale, che prevede incentivi sia per la produzione di idrogeno a basse emissioni di carbonio che per la decarbonizzazione dell’industria, e alle crescenti capacità di impianti solari ed eolici, sta diventando uno dei mercati più interessanti - e interessati - per gli investimenti, specialmente nel cosiddetto idrogeno verde. Durante ees Europe - il salone specialistico dedicato alle batterie e ai sistemi di accumulo energetico che si terrà all’interno di The smarter E Europe dal 21 al 23 luglio 2021 a Monaco di Baviera - aziende di tutto il mondo si incontreranno proprio per promuovere la produzione e l’uso sostenibile dell’idrogeno, per un sistema economico climaticamente neutro. Con partner quali l’associazione tedesca per l’idrogeno e le celle a combustibileDWV (Deutscher Wasserstoff- und Brennstoffzellen Verband), l’associazione europea Hydrogen Europe e l’associazione di categoria Eurogas, saranno presentate nuove tecnologie e servizi nei comparti dell’idrogeno, delle celle a combustibile e del power-to-gas. “La combinazione di rinnovabili e idrogeno potrebbe presto diventare la nuova accoppiata vincente della transizione energetica - ha dichiarato Werner Diwald, presidente di DWV - non solo permettendo di migliorare il bilancio di CO2 del nostro sistema economico, ma anche creando centinaia di migliaia di posti di lavoro in Europa”. Uno studio del Wuppertal Institute for Climate, Environment and Energy e della società di consulenza tedesca DIW Econ ha infatti evidenziato che se il 90 per cento dell’idrogeno necessario per raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica fosse prodotto in Germania, nel 2050 sarebbe possibile realizzare più di 800.000 posti di lavoro aggiuntivi. La produzione tramite elettrolisi prevista nella strategia nazionale tedesca porterà naturalmente a un aumento della domanda di elettricità; secondo lo studio di Aurora Energy Research occorrerà quindi entro il 2030 raddoppiare (o quasi) i 125 gigawatt di FER attualmente installati in Germania. Industria dell’idrogeno ed espansione delle rinnovabili devono quindi essere coordinate con attenzione, considerandole come parti di un unico “pacchetto”; solo così l’idrogeno potrà adempiere in modo ideale alla funzione di stoccaggio a lungo termine per le energie rinnovabili. Idrogeno che è sempre più considerato come una soluzione passepartout ai fini dell’intersettorialità, in quanto può essere utilizzato nei veicoli a celle a combustibile, nei processi industriali, nei sistemi di riscaldamento residenziale o per la riconversione in elettricità. “Nel nuovo mondo dell’energia - afferma Markus Elsässer, CEO di Solar Promotion, la società che organizza The smarter E Europe - i settori elettricità, calore e mobilità saranno connessi in modo intelligente e in tale scenario il power-to-gas giocherà un ruolo decisivo”.
- Nucleare, timori del Parlamento Europeo per la centrale bielorussa
Per rendersi meno dipendente dall’energia russa - il 90 per cento del gas arriva da Mosca - la Bielorussa ha costruito (con tecnologia e denari di Mosca) la sua prima centrale nucleare, a Ostrovets, nel nord del Paese. Distante soltanto 50 km da Vilnius, capitale lituana, l’impianto ha fin da subito preoccupato non solo i Paesi limitrofi - Lituania, Polonia, Estonia e Lettonia - ma tutta l’Unione Europea e l’Agenzia internazionale per l’energia atomica IAEA. I timori di una non conformità della centrale nucleare ai requisiti e agli standard di sicurezza internazionali sono avvalorati dai continui ritardi nella messa in servizio: iniziata nel 2013, la prima unità avrebbe dovuto iniziare a produrre nel 2018. Le preoccupazioni sono aumentate quando il 3 novembre 2020 Rosatom ha comunicato che l’unità 1 della centrale di Ostrovets era stata collegata alla rete, iniziando a fornire i primi chilowattora al sistema energetico bielorusso. Ora il Parlamento europeo, con una risoluzione adottata con 642 voti a favore, 29 contrari e 21 astensioni, ha criticato questa frettolosa messa in servizio, sottolineando la mancanza di trasparenza in merito ai frequenti arresti di emergenza del reattore e ai guasti delle apparecchiature più volte verificatisi, chiedendo la sospensione dell’attività commerciale, oltre ad aver provveduto a interrompere gli scambi di energia con la Bielorussia. Composta da due reattori VVER-1200, con una capacità netta di 2.340 MWe, la centrale nucleare di Ostrovets è stata fortemente voluta dal presidente Lukashenko. Finanziata da Mosca con 22 miliardi di dollari, la prima delle due unità da 1.170 MWe avrebbe dovuto essere operativa entro il 2018 (la seconda entro il 2020). I ritardi accumulati, le interruzioni e infine questa affrettata messa in servizio di una centrale nucleare che non rispetta né gli elevati standard internazionali in materia di ambiente e sicurezza né le raccomandazioni della IAEA, preoccupano gli osservatori internazionali e richiamano alla memoria eventi non così lontani nel tempo. Forse 35 anni non sono sufficienti per imparare certe lezioni.
- Il Perù accende la luce in 22mila nuove abitazioni
Come accade nel continente africano, anche molte zone interne del Sud America non sono raggiunte dall’elettricità. Proprio per questa ragione, il Ministero dell’Energia e delle miniere del Perù (MINEM) ha comunicato l’avvio di quattro nuovi progetti di elettrificazione, con un investimento di oltre 159 milioni di dollari. Realizzati attraverso la Direzione Generale dell’Elettrificazione Rurale (DGER), i progetti porteranno entro la fine del 2021 elettricità a più di 22mila abitazioni e a circa 93mila persone che vivono nelle aree rurali della regione di Cajamarca. “È importante promuovere ulteriormente i progetti di elettrificazione – ha dichiarato Jaime Gálvez Delgado, ministro dell’Energia e delle miniere – perché l’accesso al servizio influisce in modo sostanziale sul miglioramento della qualità di vita delle persone e consente loro di sviluppare le loro attività produttive in modo più efficiente”. Da segnalare che nel corso del 2020, un totale di 58.961 persone che vivono in aree rurali del Perù hanno avuto accesso all’energia elettrica grazie al completamento di otto precedenti progetti di elettrificazione promossi dal MINEM, con un investimento di circa 99 milioni di dollari. Attraverso queste iniziative il Perù si è posto l’obiettivo di elettrificare il 100 per cento del Paese.
- Veicoli elettrici, un prestito verde per la Thailandia
Da sempre impegnata nella lotta alla povertà e al miglioramento della qualità della vita in Asia e nei Paesi del Pacifico, con la Strategia 2030 la Asian Development Bank (ADB) amplia il suo campo di azione per sostenere al contempo uno sviluppo resiliente e sostenibile dal punto di vista energetico. E proprio in questa ottica ADB ha concesso a Energy Absolute, compagnia energetica thailandese, un finanziamento da 1,5 miliardi di baht thailandesi (circa 47,62 milioni di dollari) per la realizzazione e lo sviluppo di impianti solari, eolici e per stazioni di ricarica per veicoli elettrici in Thailandia. In particolare, questo prestito verde servirà per completare il parco fotovoltaico di Nakornsawan da 123 MW e il parco eolico di Hanuman da 260 MW, commissionato nel 2019. Il finanziamento della ADB è il primo in Thailandia ad essere certificato dalla Climate Bond Initiative, che amministra gli standard internazionali sui Climate Bond Standards and Certification Scheme per finanziamenti su progetti a beneficio dell’ambiente. Fondata nel 2006, Energy Absolute è la più grande azienda di energia rinnovabile della Thailandia, con i suoi impianti che generano un totale di 664 MW.
- Idroelettrico in Serbia, 10 miliardi di investimenti per le FER
Dopo aver annunciato il progetto di una nuova legge sulle fonti rinnovabili e sull’efficienza energetica e l’uso razionale dell’energia, il ministero serbo dell’Energia e delle Miniere ha predisposto un piano di investimenti del valore di 10 miliardi di euro, la maggior parte stanziati per il settore elettrico. Il governo di Belgrado darà la priorità alla costruzione di nuove centrali idroelettriche di medie e grandi dimensioni, che già rappresentano la quota maggiore nella produzione da rinnovabili. “Il mio ministero – ha dichiarato Zorana Mihajlovic, ministro dell’Energia e delle Miniere - si propone inoltre come obiettivo di ridurre il prezzo dell’elettricità, sia per il mondo produttivo che per i consumatori finali. La questione è tuttavia subordinata al miglioramento dell’efficienza energetica, per la quale è in preparazione un nuovo quadro giuridico e oltre 1,5 miliardi di investimenti”. L’attuale quota di FER nella produzione totale di elettricità del Paese balcanico è di circa il 24 per cento, la maggior parte ottenuta proprio da grandi centrali idroelettriche, e l’obiettivo della Serbia è di raggiungere almeno il 50 per cento di produzione da rinnovabili entro il 2050.
- CO2, anche gli avvocati contano le impronte… di carbonio
Calcolare la Corporate Carbon Footprint e compensarla con azioni mirate, per contrastare il climate change: non ha ancora superato, per le società di rating, l’importanza di parametri quali la redditività e la solidità degli asset aziendali, ma è indubbio che sempre più attenzione viene data a come le imprese annullano le proprie emissioni di CO2. Ora anche gli studi legali sono della partita. RINA Service, ente certificatore, ha infatti attestato che le emissioni di GHG (Greenhouse Gases, ovvero gas a effetto serra) prodotte nel 2019 negli uffici della sede milanese di Legance - Avvocati Associati sono state annullate attraverso progetti di compensazione ambientale e razionalizzazione della spesa energetica. La sede ambrosiana dello studio legale che ha ottenuto la certificazione “Emissioni Zero” conta 235 persone tra dipendenti e professionisti ed è risultata pienamente conforme ai requisiti del documento di riferimento ISO 14064-1:2012. Fortemente voluto dal Comitato CSR di Legance, il progetto si lega alla strategia dello studio legale di contribuire agli obiettivi di crescita sostenibile, in linea con i Sustainability Developement Goals fissati dalle Nazioni Unite nell’Agenda 2030. “Ottenere questo risultato – commenta Cecilia Carrara, socio responsabile del Comitato CSR di Legance - è stato possibile a partire da un dialogo con i nostri clienti e una sensibilizzazione dei nostri dipendenti, attraverso uno sforzo congiunto di varie professionalità”. Per ottenere la certificazione, infatti, Legance ha svolto una attività di due diligence che - attraverso la predisposizione di un modello di analisi, la raccolta analitica di dati e infine l’analisi delle emissioni di gas serra prodotte - ha consentito di definire la relativa impronta carbonica (carbon footprint). I dati raccolti sono poi stati certificati secondo lo standard UNI EN ISO 14064 - 1 da parte di RINA Service al fine di garantire l’assoluta affidabilità e trasparenza dei processi utilizzati e dei risultati ottenuti. Le emissioni certificate - pari a 778 tCO2e - sono state compensate, per oltre la metà del loro ammontare, attraverso la partecipazione al progetto di riforestazione del Mato Grosso, in Costa Rica. Oltre a ripristinare la foresta nativa “savannah”, l’intervento ha consentito di creare un corridoio biologico per la fauna locale. La restante parte è in corso di compensazione attraverso la partecipazione al progetto Gestione Forestale Sostenibile presso il Consorzio Forestale Bassa Valle Camonica. Si tratta di un intervento di gestione sostenibile su foreste certificate PEFC secondo standard di GFS, per migliorare i servizi ecosistemici generati dalla foresta: grazie a questo sostegno vengono messe in campo azioni che permettono di aumentare la dimensione e la qualità delle foreste nazionali, e di conseguenza la loro capacità di assorbire e stoccare nel tempo la CO2. Con oltre 280 professionisti, di cui 44 partners, e sedi a Milano, Roma, Londra e New York, Legance si posiziona tra le prime law firm italiane per dimensioni e fatturato.Considerato l’esito di successo del progetto pilota, il Progetto Legance Emissioni Zero verrà esteso nel 2021 anche all’ufficio di Roma e alle sedi estere.
- Efficienza energetica e ripresa economica, l’Europa punta sulla casa
Far ripartire l’economia e decarbonizzarla. Questi sembrano gli obiettivi cardine della strategia europea per uscire dalla profonda crisi generata dalla pandemia da Covid-19. E in quale settore è racchiusa quella carica innovativa capace di rendere l’Europa più sostenibile dal punto di vista economico, ambientale e sociale? Ma nel caro, vecchio mattone, of course! È quanto emerge dalla tavola rotonda del Comitato economico e sociale europeo (EESC) promossa dalla TEN Section (Transport, Energy, Infrastructure and the Information Society), secondo cui la ristrutturazione degli edifici rappresenta un’opportunità unica per aumentare il benessere dei cittadini europei e creare nuovi posti di lavoro. “Le persone, proprio a causa della pandemia, trascorrono ormai gran parte del loro tempo nella propria casa” ha esordito la presidente della TEN Section, Baiba Miltoviča. L’abitazione è diventata infatti, per moltissimi europei, il principale luogo di lavoro e il centro della vita quotidiana. “Tuttavia, il patrimonio edilizio sta invecchiando: l'85 per cento è stato costruito prima del 2001 e si stima che il 95 per cento degli edifici oggi esistenti saranno ancora in piedi nel 2050”. L’obiettivo della Commissione europea è di raddoppiare i tassi annuali di rinnovamento edilizio energetico nei prossimi dieci anni; una vera e propria ondata di ristrutturazioni con lo scopo di migliorare la qualità della vita dei cittadini europei, ridurre le emissioni di gas a effetto serra e creare fino a 160.000 nuovi posti di lavoro nel settore delle costruzioni. Non solo efficienza energetica, però. È necessaria - secondo la presidente Miltoviča - anche una particolare attenzione a come vengono alimentati gli edifici, con quali fonti di energia, insieme a nuove misure a contrasto della povertà energetica, anche se molti Paesi non ne hanno ancora stabilito una definizione univoca. Riqualificazione del patrimonio edilizio, pubblico e privato, che è contenuta anche tra le proposte in una delle sei Missioni in cui si articolerà il PNRR, alla voce Rivoluzione verde e transizione ecologica: 29,35 miliardi sono infatti destinati essenzialmente a finanziare la messa in sicurezza e la riqualificazione di scuole, edifici comunali, edilizia giudiziaria... “Interventi assai costosi - commenta Giuseppe Gatti su Nuova Energia - di sostegno all’edilizia e al suo indotto. Contribuiscono indubbiamente in qualche misura anche all’efficienza energetica, senza però introdurre alcun elemento di innovazione”. Come a dire: oggi accontentiamoci di rinnovare. Per innovare domani, chissà.