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1018 risultati trovati con una ricerca vuota

  • Torino-Lione, in fondo al tunnel… la sostenibilità!

    Economia circolare e opportunità per il territorio. Questo si conferma essere la linea transfrontaliera Torino-Lione, una delle opere più importanti per l’Italia e l’Europa. È uno dei progetti di cooperazione industriale italo-francese che potrebbe svolgere un ruolo cruciale nel rilancio della nostra economia. La linea Torino-Lione rappresenta infatti l’anello centrale di un corridoio che interessa il 18 per cento della popolazione europea e attraversa regioni che contribuiscono per il 17 per cento al Pil comunitario. Una infrastruttura che - nonostante una certa miopia ideologica - sarà efficiente, sostenibile ed ecologica. Anzi, lo è già a partire dal cantiere. Non solo perché il trasporto su rotaia porta indubbi vantaggi nella riduzione dei gas climalteranti, ma anche perché lascerà ai territori interessati, una volta terminati i lavori, l’opportunità per sperimentare soluzioni innovative, generare valore aggiunto e attrarre investimenti per l’economia sostenibile. È il caso dell’acqua calda intercettata durante lo scavo del tunnel di base a Chiomonte, risorsa geotermica che diventerà energia pulita e sostenibile per il cantiere italiano della linea ferroviaria Torino-Lione e che sarà poi messa a disposizione della collettività che potrà utilizzarla sul territorio della Val di Susa. Le opportunità derivanti dalla geotermia sono state approfondite in uno studio condotto da TELT con il Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture (DIATI) e il dipartimento Energia (DENERG) del Politecnico di Torino. L’azione si inserisce nel quadro dei principi e degli obiettivi di sviluppo sostenibile sui Sustainable Development Goals (SDG) che TELT si è impegnata a perseguire nel 2015, dalla sua adesione al Global Compact delle Nazioni Unite. Si tratta di una forma di energia alternativa generata dal calore naturale della Terra, una risorsa sostenibile, rinnovabile ed economicamente conveniente, la cui efficienza è legata alla distanza tra il punto di produzione e quello di utilizzo. Proprio per questo il territorio limitrofo - sia in Italia che in Francia - è quello che può beneficiare delle ricadute positive legate all’utilizzo di questa risorsa. La ricerca è durata due anni e mezzo e ha portato a definire e valutare diverse ipotesi di impiego della risorsa geotermica, sia nella fase di lavori sia in quella di esercizio. La potenza termica generata è stata stimata tra i 9,3 e i 14,4 MW; a fronte di questi dati il Politecnico ha selezionato gli scenari di utilizzo a maggior valore aggiunto. In particolare sono state approfondite alcune ipotesi di utilizzo a Chiomonte, durante gli anni di lavori. L’alimentazione di uno spazio visitatori e degli uffici di cantiere comporterebbe un risparmio di energia di circa 264 MWh/anno rispetto a un impianto di riscaldamento tradizionale, una riduzione delle emissioni di CO2 di circa 57 tonnellate l’anno e un risparmio annuo stimato in circa 7.000 euro. Non solo; sarà anche possibile teleriscaldare anche 80 edifici, per un volume complessivo di circa 120.000 m3, e alimentare serre idroponiche e per la orto-floricoltura. Ma non finisce qui. Altre ipotesi sono state analizzate per l’uso a lavori ultimati, dopo il 2030, a Susa, dove le acque calde confluiranno al termine dei lavori. Il territorio potrà disporre di calore geotermico per teleriscaldare 2.000 abitazioni, con un risparmio stimato di energia di circa 16,9 GWh/anno, la piscina comunale e la stazione ferroviaria internazionale e dei rispettivi uffici, con un risparmio di oltre il 70 per cento di energia e una riduzione di emissioni di CO2 di circa 161 tonnellate l’anno. “La realizzazione di grandi opere – ha dichiarato Mario Virano, direttore generale di TELT - è un tema divisivo, lo era già all’epoca dello scavo del tunnel del Frejus. Ma una grande opera si fa perché crea valore aggiunto. La peggiore insostenibilità di un’infrastruttura è il declino delle relazioni e dei territori”. I risultati della ricerca sono stati riassunti nella pubblicazione Acqua: energia dal Tunnel di base, disponibile qui

  • Carbone, in Ungheria anticipato al 2025 il phase out

    A inizio anno, il ministro dell’Innovazione e della tecnologia ungherese László Palkovics ha annunciato il nuovo Piano nazionale, secondo il quale l’Ungheria azzererà le emissioni di CO2 entro il 2050. Inoltre, entro il 2030 si pone l’obiettivo di produrre il 90 per cento di elettricità da fonti green. Un processo che, secondo il governo magiaro costerà oltre 50 miliardi di fiorini, pari a 150 miliardi di euro. Nel 2025, in linea con il nuovo Piano e con cinque anni di anticipo, sarà chiusa l’ultima centrale a carbone, a Matra. Operativo da più di 40 anni, l’impianto ha una capacità di 884 MW e fornisce circa il 15 per cento dell’elettricità del Paese. L’Ungheria entra così a far parte dei Paesi europei che hanno un Piano per l’eliminazione graduale del carbone. Con l’annuncio della chiusura di Matra, delle 324 centrali a carbone europee 157 sono state dismesse o ne è stato annunciato il pensionamento prima del 2030. Il governo ungherese punta ora a uno sviluppo del nucleare per raggiungere gli obiettivi del Green Deal.

  • Al via in Nigeria 10 MW dal vento (annunciati nel 2005...)

    Finanziato dall’Agenzia per la cooperazione internazionale giapponese (JICA), il governo della Nigeria ha dato finalmente il via alla realizzazione del parco eolico da 10 MW di Katsina, sito nell’omonimo stato della federazione nigeriana. Il progetto, annunciato nel lontano 2005, avrebbe dovuto essere completato entro il 2012 ma per vari motivi non è mai stato realizzato. Il parco eolico, che verrà collegato alla rete nazionale per ampliare il contributo delle rinnovabili al mix nazionale, rientra tra le iniziative del nuovo Presidente della Repubblica Muhammadu Buhari, che intende completare i progetti infrastrutturali che sono stati abbandonati negli anni precedenti. Oltre all’eolico, il Ministero federale dell’Energia ha autorizzato un nuovo impianto solare da 800 kW e la costruzione di tre dighe, denominate Zobe, Sapke e Jibia. La Nigeria punta ad aumentare la capacità di generazione di almeno 1.000 MW l’anno, garantendo il completamento dei progetti in corso.

  • Messico, controriforma energetica?

    Con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale Federale è entrato in vigore in Messico il decreto che riforma la legge sull’industria elettrica. Voluta dal presidente messicano Andrés Manuel López Obrador, la nuova legge di fatto cancella la politica di privatizzazione promossa dall’ex presidente Enrique Peña Nieto. Fino agli anni ’90 in Messico la produzione di elettricità era monopolio di Stato, quasi interamente nelle mani della Federal Electricity Commission (CFE). La riforma energetica del 2014 ha permesso l’ingresso di investitori privati nell’oil&gas e nella generazione elettrica, ha favorito la creazione di un mercato all’ingrosso dell’elettricità regolato da criteri ben precisi. Questo recente intervento legislativo ribalta la situazione: punta a centralizzare il controllo sull’energia e intende ridare a CFE un peso maggiore nella gestione del settore elettrico. A giudizio di molti osservatori, con questo decreto si annullerebbe nei fatti una riforma energetica che ha contribuito tra l’altro a sviluppare le rinnovabili nel Paese e potrebbe rappresentare un ostacolo per le azioni che il Messico dovrà mettere in atto per contrastare il cambiamento climatico.

  • Efficienza energetica, il Vietnam investe 11 milioni di dollari e risparmia 11 GW di nuova capacità

    Il Vietnam è uno dei paesi più energivori dell’Asia orientale e uno degli sforzi messi in atto dal governo per ridurre le emissioni di gas serra e migliorare la sicurezza energetica è quello di promuovere un uso efficiente dell’elettricità. La Banca Mondiale, per conto del Green Climate Fund (GCF), ha ora concesso una sovvenzione di 11,3 milioni di dollari alla State Bank of Vietnam per sostenere lo sviluppo di investimenti nell’efficienza energetica. Di questi, 8,3 milioni saranno utilizzati nel settore privato. L’investimento totale di GCF include anche una garanzia di 75 milioni di dollari che sarà utilizzata per istituire una struttura di condivisione del rischio a sostegno delle banche locali. La sovvenzione e le garanzie sono state erogate nell’ambito del Vietnam Scaling up Energy Efficiency Project, approvato nel 2019 per un valore di 262,3 milioni di dollari, che mira a sostenere il Vietnam nel raggiungimento degli obiettivi di efficienza energetica stabiliti nella Green Growth Strategy e di riduzione delle emissioni promessi nell’ambito del National Determined Contributions. Lo studio della Banca Mondiale Exploring a Low-Carbon Development Path for Vietnam stima che il Paese potrebbe risparmiare fino a 11 GW di nuova capacità di generazione entro il 2030 se si effettuassero investimenti per l’efficienza energetica lato domanda. Il fabbisogno di investimenti in efficienza per le industrie chiave in Vietnam è stato stimato in circa 3,6 miliardi di dollari.

  • 2050, anche la Corea del Sud sarà carbon free

    Nonostante le energie rinnovabili rappresentino oggi solo una piccola percentuale della sua produzione energetica, la Corea del Sud punta a raggiungere la neutralità dal carbonio entro il 2050, con un importante sviluppo delle FER. Lo ha annunciato il Presidente della Repubblica Moon Jae-in intervenendo in Parlamento. “Insieme alla comunità internazionale - ha detto Moon Jae-in - risponderemo attivamente al cambiamento climatico e punteremo alla neutralità delle emissioni di carbonio entro il 2050.” “Sostituendo la produzione di energia da carbone con quella rinnovabile - ha aggiunto il Presidente - creeremo nuovi mercati, industrie e posti di lavoro”. Lo scorso mese di luglio, Moon Jae-in ha presentato i piani per un Green New Deal da 37 miliardi di dollari che mira a potenziare le infrastrutture verdi, l’energia pulita e i veicoli elettrici entro il 2025. La Corea del Sud punta ad avere 1,13 milioni di veicoli elettrici e 200.000 veicoli a idrogeno sulle strade entro il 2025. Attualmente, secondo i dati del Global Energy Monitor, il Paese ha una capacità di 36 GW a carbone, oltre il 40 per cento della produzione di energia elettrica del Paese, mentre le rinnovabili rappresentano meno del 6 per cento del mix energetico nazionale.

  • Grecia a tutto gas (e GNL): 3,5 miliardi di euro per la transizione energetica

    Con l’entrata in funzione del Trans Adriatic Pipeline (TAP) la Grecia ha iniziato a ricevere le prime forniture del gas azero attraverso la rete Desfa, a Nea Mesimvria. Ma il paese ellenico, per sviluppare i collegamenti intracomunitari con i Balcani e nell’ottica di ridisegnare la mappa energetica nell’Europa sud orientale, sta proseguendo anche nella costruzione dei gasdotti nazionali IGB (greco-bulgaro) e Nea Mesimvria-Gevgeli, che collegherà la Grecia alla Macedonia. Così come è in fase di ultimazione anche il Floating Storage Regasification Unit (FRSU) ad Alessandropoli, con una capacità di stoccaggio fino a 170.000 metri cubi di GNL e una capacità di rigassificazione giornaliera di 22,7 milioni di metri cubi al giorno (8,3 miliardi di m3/anno). La Grecia, che considera di completare il piano di decarbonizzazione entro il 2023, ha previsto anche investimenti per oltre 3,5 miliardi di euro per la transizione energetica. “Nel dilemma tra ambiente o sviluppo – ha dichiarato Konstantinos Skrekas, il nuovo ministro dell’ambiente e dell’energia ellenico - dirò sviluppo e ambiente, perché questo è l’unico modo in cui possiamo assicurarci che avremo uno sviluppo forte a lungo termine. Proteggendo l’ambiente possiamo creare le condizioni per lo sviluppo di segmenti come l’industria, il turismo, il settore primario”.

  • Eolico onshore, Irlanda prima della classe (ma la rete non la supporta)

    L’ultimo rapporto della Wind Energy Ireland (WEI), associazione che rappresenta l’industria del vento irlandese, ha evidenziato il nuovo record stabilito dall’eolico, che nel 2020 ha rappresentato il 36 per cento dell’energia prodotta nel Paese, rispetto al 32,5 per cento raggiunto nel 2019. Con circa 400 wind farm e 4.255 MW di capacità installata, l’Irlanda è prima al mondo per quota di domanda soddisfatta dall’eolico onshore. Nel 2020 sono stati otto i nuovi parchi eolici installati, con una capacità combinata di 135 MW, mentre ne sono stati autorizzati altri sette, con una capacità di 307 MW. Secondo la Sustainable Energy Authority of Ireland, grazie all’eolico si sono ridotte le emissioni di CO2 di quasi 2,7 milioni di tonnellate e ha permesso all’Irlanda di raggiungere l’obiettivo del 40 per cento di elettricità rinnovabile. “Nonostante i risultati positivi - ha dichiarato David Connolly, CEO di Wind Energy Ireland - cresce però la preoccupazione per la quantità di energia persa ogni anno. Nel 2020 è ammontata a oltre 1,4 milioni di MWh di elettricità, quasi il doppio rispetto al 2019. Si tratta di poco meno dell’11,5 per cento della produzione totale e sufficiente per alimentare più di 300.000 abitazioni”. L’energia eolica viene persa quando EirGrid, il gestore del sistema di trasmissione irlandese, ordina a un parco eolico di produrre meno elettricità o addirittura di spegnersi del tutto perché la rete non è in grado di far fronte ai volumi di energia prodotta.

  • Rinnovabili, Romania ferma al palo (al 2015)

    Con la Strategia energetica per il periodo 2007-2020 il governo di Bucarest aveva indicato la quota di produzione da rinnovabili da raggiungere. Target che la Romania ha traguardato pienamente già nel 2015. Ora però, nonostante il suo notevole potenziale, non sembra in grado di centrare il nuovo obiettivo del 30,7 per cento entro il 2030. Secondo un report di Bankwatch, organizzazione non governativa che monitora progetti finanziati con fondi pubblici, oggi il Paese balcanico ha infatti la stessa capacità di generazione rinnovabile del 2015, cioè pari a 10.700 MW, di cui 4.800 MW rientrano nello schema dei Certificati Verdi. Analizzando lo stato di sviluppo del settore delle energie rinnovabili il rapporto sottolinea infatti la mancanza di un supporto legislativo adeguato e stabile, necessario per un ulteriore sviluppo delle FER. Un programma finanziato con oltre 60 milioni di euro dall’Agenzia Europea per l’Ambiente (AEA), denominato Energia in Romania, si è posto ora come obiettivo lo sviluppo di progetti di efficienza e sicurezza dell’approvvigionamento energetico.

  • Altri 750 MW di fotovoltaico in Spagna

    L’Extremadura spagnola, regione a sud ovest della penisola iberica, si conferma come una delle zone più green. Non solo per la forte propensione agricola di una delle regioni con minor densità abitativa della Spagna, ma soprattutto per lo sviluppo di impianti rinnovabili. Oltre alla costruzione di due nuovi impianti fotovoltaici da 750 MW nella provincia di Caceres, Tagus da 380 MW e Cedillo da 370 MW, in questa regione verrà realizzato il più grande impianto fotovoltaico previsto in Europa, con una capacità di 590 MW. Il progetto da oltre 300 milioni di euro, che sarà operativo nel 2022, consentirà di risparmiare 245.000 tonnellate di emissioni di CO2 l’anno e avrà un effetto dinamico sul tessuto industriale e sull'occupazione locale, con il coinvolgimento di più di 1.700 lavoratori. Con i progetti già pianificati la capacità rinnovabile dell'Extremadura raggiungerà i 5.500 MW.

  • Diesel rinnovabile, la Bolivia mette olio nel motore

    Parente alla lontana del biodiesel, l’Hydrogenated Vegetable Oil (HVO) verrà ora prodotto dalla Bolivia per diminuire l’importazione di gasolio. Grazie a un investimento del Governo di oltre 250 milioni di dollari, l’azienda energetica statale Yacimiento Petroliferos Fiscales Bolivianos (YPFB) ha avviato il pionieristico Proyecto de Diésel Renovable per la produzione del cosiddetto diesel rinnovabile (olio vegetale idrotrattato) con un nuovo impianto situato presso la raffineria Guillermo Elder Bell a Santa Cruz. Utilizzando olio usato, oli vegetali e grassi animali, l’impianto produrrà circa 9.000 barili di HVO al giorno, circa tre milioni di barili l’anno. “L'impegno del presidente Arce - ha dichiarato Franklin Molina, ministro degli Idrocarburi - renderà la Bolivia il primo Paese del Sud America a produrre diesel rinnovabile di alta qualità che sarà utilizzato nel parco automobilistico, contribuendo così agli obiettivi del governo nella tutela dell'ambiente”. Il diesel rinnovabile verrà utilizzato direttamente nei veicoli senza la necessità di miscelarlo con additivi o con il diesel tradizionale e senza dover apportare modifiche al motore. Inoltre, rispetto al normale diesel, può arrivare a ridurre le emissioni di CO2 fino al 90 per cento. Il nuovo impianto entrerà in funzione nell’ultimo trimestre 2024 e contribuirà a diminuire la bolletta energetica della Bolivia.

  • Buon compleanno efficienza (energetica)

    Sono passati 25 anni da quando sette amici in un garage discutevano di come avrebbero potuto contribuire a rendere la produzione industriale italiana più efficiente e sostenibile. È nata così l’idea di Energy Team, l’azienda di servizi di consulenza per l’efficienza energetica di Falck Renewables. A raccontarlo è Luigi Galli, uno dei fondatori e attuale amministratore delegato. “Da sempre ciò che ci guida nel definire la nostra offerta è l’ascolto del mercato”. Ed è proprio all’interno di questo mercato energetico in continua evoluzione che Energy Team ha saputo crescere e cogliere a pieno le migliori opportunità. “Attualmente contiamo più di 15.000 siti monitorati, oltre 600 diagnosi energetiche effettuate. Presidiamo più del 60 per cento del mercato dell’interrompibilità e sono 416 i milioni di kWh risparmiati dai nostri clienti” continua l’AD di Energy Team. Quella di Energy Team è una di quelle belle storie italiane in cui consapevolezza e lungimiranza si fondono creando nuove opportunità: ed ecco che, abbandonato il garage, gli oltre 100 dipendenti attuali possono contare su una sede di 600 metri quadri, nella quale si lavora per offrire servizi di consulenza per l’efficienza energica e si progettano complesse soluzioni hardware e software per il monitoraggio e l’analisi dei dati energetici. Con un fatturato di quasi 15 milioni di euro, Energy Team nel 2018 ha catturato l’attenzione del gruppo Falck Renewables che ne ha acquistato il 51 per cento e le ha permesso di arricchirsi di nuove competenze e professionalità. Marco Cittadini, presidente di Energy Team, riassume così il contesto in cui la sua azienda continua a crescere: “La transizione energetica impone una nuova sensibilità delle aziende verso i temi legati a un migliore uso delle risorse. Chi sceglie di investire in sostenibilità ha capito che i benefici non soddisfano solo le esigenze normative, ma includono la valorizzazione della reputazione e il miglioramento delle relazioni con i clienti. Ecco perché crediamo che la divisione Falck Renewables – Next Solutions, di cui Energy Team è parte, sia destinata a diventare sempre più il partner di quelle realtà di industria e terziario che vogliano intraprendere questo percorso di consapevolezza”. 25 candeline spente per 25 anni trascorsi senza mai smettere di stare in ascolto!

  • Nuvole all’orizzonte? C’è ancora mercato per il sole europeo

    Nel 2019 l’Unione Europa guidata da Ursula von der Leyen ha annunciato di voler raggiungere la neutralità climatica nel 2050, riducendo del 55 per cento le emissioni entro il 2030. Un ottimo programma ma, come ben sappiamo, il 2020 ha portato un cambiamento che non era possibile immaginare, il Covid-19. L’economia, la sanità, la produttività ne hanno risentito pesantemente e le ondate di contagi non si sono fermate. Cosa è accaduto nel mondo dell’energia, e più nello specifico, in quello dell’energia solare? Il 2020 è stato un fulmine che ha mandato tutto in corto circuito, oppure si prevede tempo buono con sole splendente? Nel corso del webinar EU market outlook for Solar Power 2020-2024 organizzato da SolarPower Europe sono stati mostrati i risultati dell’analisi quinquennale sull’andamento del mercato del fotovoltaico in Europa. Tappa di avvicinamento a The smarter E Europe, manifestazione in cartellone a Monaco di Baviera dal 9 al 11 giugno 2021, il webinar ha presentato il quadro della situazione attuale europea e una previsione per i prossimi 4 anni. Ovviamente, le ipotesi per il mercato del fotovoltaico sono fortemente influenzate dalla pandemia e SolarPower Europe ha formulato tre possibili scenari. Dopo un 2019 in cui il solare nei 5 Paesi presi in esame - Finlandia, Germania, Francia, Italia e Spagna - è riuscito a competere con i prezzi industriali e all’ingrosso dell’energia, con la pandemia la situazione economica anche nel Vecchio Continente è cambiata; il drastico crollo dei consumi e dei prezzi, in particolare nella prima metà dell’anno, sta facendo presagire difficoltà anche nel mercato fotovoltaico. “È a questo punto che arriva il grande però – ha dichiarato Michael Schmela, Executive Advisor e Head of Market Intelligence di SolarPower Europe – e siamo contenti di poter dire che l’energia solare nell’UE ha dimostrato una grande resilienza durante il 2020, nonostante il coronavirus s i suoi impatti sulla vita e sull’economia”. Il mercato del solare è infatti cresciuto anche durante un’annata difficoltosa come quella appena trascorsa; a livello europeo la capacità installata è aumentata dell’11 per cento rispetto al 2019, toccando i 18,2 GW. Guardando ai singoli Paesi, la Germania ha registrato l’incremento maggiore passando da 3,8 GW nel 2019 a 4,8 nel 2020. Purtroppo, anche in questa particolare classifica l’Italia è fuori dal podio, ferma a 0,8 GW e senza alcun incremento rispetto al 2019. E nel futuro? Partendo da un 2020 comunque positivo, per il solare europeo si prospetta una crescita nei prossimi quattro anni. Nelle previsioni dello scenario medio - il più plausibile - ci si aspetta un aumento della domanda del 23 per cento nel 2021, con una capacità installata che supererà i 22,4 GW; questo vorrebbe dire riuscire a superare il record europeo del 2011 di 21,3 GW. La crescita continuerà la sua marcia trionfale: SolarPower Europe stima un +22 per cento per il 2022 e un ulteriore balzo del 13-14 per cento nel 2023 e nel 2024. Decisamente buone nuove, ma bisognerà continuare a tenere alto il livello di attenzione: pur avendo ricavato dei dati positivi nonostante l’annata di pandemia, la crescita del mercato del fotovoltaico nel 2020 è stata del 12 per cento in meno rispetto a quanto previsto nelle analisi pre-Covid. Bisognerà aspettare almeno il 2022 - “e siamo già molto ottimisti”, ha concluso Schmela - affinché la domanda colmi il gap causato dall’emergenza sanitaria.

  • Clima contro clima. Quale politica energetica per l’era Biden?

    “Donald Trump è stato sconfitto, anche se non è in grado di accettarlo; ma il punto è un altro. È stato sconfitto, ma non è stato ripudiato: ha avuto 75 milioni di voti e secondo un recente sondaggio i ¾ dei suoi elettori non credono nell’esito elettorale”. Questo dice quanto sarà complicato il lavoro per il nuovo Presidente USA, quando hai circa 55 milioni di persone che nemmeno si fidano dei risultati delle elezioni.... Per capire quali sono le difficoltà e le sfide che attendono oggi il settore dell’energia statunitense Fereidoon Sioshansi, presidente di Menlo Energy Economics, ha iniziato il suo intervento al quinto Energy Symposium AIEE Current and future challenges to energy security. Energy perspectives beyond Covid-19 condensando sinteticamente i 4 anni di presidenza Trump. “Obliterare l’eredità di Obama è stata la prima cosa che Trump ha fatto, all’inizio del suo incarico; qualsiasi cosa il predecessore avesse fatto in ambito energetico e ambientale, Trump l’ha disfatta”. Poi, sempre secondo l’analisi di Sioshansi, il tycoon ha messo a capo delle tre maggiori realtà che si occupano di politica energetica e ambientale negli USA - l’EPA Environmental Protection Agency, il DOE Department of Energy, e il DOI Department of Interior - persone “ostili a queste agenzie. È come mettere Al Capone a capo della polizia, o una volpe a fare la guardia al pollaio. Ha fatto la peggiore scelta possibile in questi tre dipartimenti così critici”. Tuttavia, nonostante gli sforzi, nonostante tutto quello che Trump e i suoi colleghi hanno provato a fare, è accaduto che la generazione da rinnovabili ha per la prima volta sorpassato il carbone negli USA... Terza mossa, ha fatto uscire gli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi. E ora che cosa farà Biden? Cosa ci aspettiamo dal nuovo Presidente? “Il fatto che rimpiazzi Trump penso sia già una buona notizia; altri quattro anni avrebbero significato la fine del clima, dell’ambiente e degli Stati Uniti. Detto questo, Biden ha 78 anni. Non penso che si candiderà per un secondo mandato, quindi è molto difficile capire cosa potrà succedere…”. Il neo Presidente ha stabilito che John Kerry - che è stato determinante a Parigi e ha firmato in nome degli Stati Uniti - sia il punto di riferimento per l’ambiente. “Penso che sia un buon segno, insieme alla promessa di rientrare negli accordi sul clima. Ma ora tra le priorità del Presidente credo che al primo posto ci sia la pandemia; a seguire l’economia e il lavoro e quindi il cambiamento climatico. Biden ha molto da fare in pochissimo tempo; praticamente in due anni, perché abbiamo le elezioni di medio termine. Negli Stati Uniti, come in Europa, i politici tengono sempre d’occhio la successiva scadenza elettorale...”. Sulla politica energetica e climatica Biden non solo avrà a che fare con un Senato che gli è in parte ostile, ma dovrà anche fare i conti con l’ala sinistra del suo partito, molto più green di quanto non lo sia lui stesso. Conclude Sioshansi: “È difficile da credere: Biden si troverà a dover bilanciare persone che non vogliono avere niente a che fare con il clima con altre che vogliono averci a che fare molto più di quanto lui non sia disposto”. Aspettiamo di vedere che succede...

  • Fiera digital? Sì, ma… in presenza!

    Esiste un’isola di opportunità all’interno di ogni difficoltà. Mai come in questo caso la frase di Demostene, il grande oratore ateniese del III secolo avanti Cristo, rappresenta la strada scelta da Reed Exhibitions, organizzatore di MCE Mostra Convegno Expoconfort. In un anno caratterizzato dall’emergenza pandemica il settore fieristico è stato tra i più colpiti. Basta un semplice dato: in Italia, nei soli primi sei mesi del 2020 sono state cancellate 88 manifestazioni internazionali e 93 nazionali. MCE, l’esposizione internazionale biennale rivolta ai settori dell’impiantistica civile e industriale ha dovuto annullare l’edizione 2020, dando appuntamento a espositori e visitatori nel 2022. Ma ecco l’opportunità, pensata, studiata e lanciata da Reed Exhibitions: MCE Live+Digital. L’evento si svolgerà in presenza l’8 e il 9 aprile 2021 al MICO, il Centro Congressi di Fiera Milano, ma proseguirà online fino al 16 aprile 2021. L’idea è quella di supportare le esigenze di incontro e di networking e allo stesso tempo fornire una presenza digitale. Con questa fruibilità multicanale, MCE Live+Digital consente ad aziende e professionisti di prendere parte all’evento a seconda delle specifiche priorità: di persona, con una presenza digitale o fruendo di entrambe le opportunità per un’esperienza fieristica completa e innovativa. “Abbiamo scelto questo tipo di format - ha dichiarato Massimiliano Pierini, Managing Director di Reed Exhibitions Italia - per continuare ad offrire opportunità di business a tutta la nostra filiera di riferimento: mondo della produzione, della distribuzione e naturalmente alla catena di operatori professionali qualificati che ancor di più, in questo affacciarsi nuova normalità, hanno bisogno di incontrarsi, di confrontarsi e interagire”. “Un format misto dove la componente digitale ha la funzione di integrare e amplificare l’incontro di persona, che rimane e rimarrà sempre insostituibile. La socializzazione è intrinseca nella natura umana”. La novità e la peculiarità, rispetto altre manifestazioni che nel 2020 si sono svolte in modalità virtuale è che MCE Live+Digital – ecco l’altra opportunità – vuole diventare un appuntamento fisso, di avvicinamento a MCE, per dare una ulteriore possibilità agli operatori del settore di incontrarsi e confrontarsi. “I servizi digitali – ha concluso Pierini - ci accompagneranno anche in futuro; per questo abbiamo messo a punto un percorso di supporto per le aziende espositrici per illustrare le tante modalità di comunicazione a disposizione, così che possano preparare al meglio la loro presenza e sfruttare questa occasione, che mi auguro possa dare un respiro di energia a tutto il settore”.

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