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- Vendite auto elettriche, in Italia primo trimestre col freno tirato
Nonostante l’Europa abbia sposato la soluzione full electric (e nonostante gli incentivi statali esauriti in poco più di una giornata lavorativa), le immatricolazioni di auto elettriche sono stabilmente sui fondi delle classifiche. Un trend, almeno in Italia, confermato dai numeri del primo trimestre 2024. “Per le auto elettriche e ibride plug-in - piantate nel primo trimestre 2024 al 2,9 e al 3,2 per cento come quota di mercato, nonostante la messe di modelli offerti - le cose potrebbero cambiare proprio grazie a questi attesissimi aiuti” - spiega Antonio Sileo, Vicedirettore di Nuova Energia. Infatti, la piattaforma sulla quale i concessionari prenotano i bonus è stata letteralmente presa d’assalto e sono stati caricati migliaia di ordini rimasti nel cassetto in attesa degli incentivi. L'ammontare disponibile era di 201 milioni di euro: considerando una media di 7.500 euro di bonus per vettura, sono state immatricolate circa 26.800 nuove auto elettriche, quando a maggio in Italia ne sono state vendute 5.070. Questi dati sembrano confermare che nel nostro Paese gli incentivi sono attesi più da chi produce e vende che dai consumatori. E che la sostenibilità del trasporto privato non potrà essere ottenuta puntando solo sulle vetture elettriche. Anche perché finora l’acquisto di queste ultime non sta sostituendo lo stock di endotermiche, ma sta solo incrementando ulteriormente il parco circolante. A maggio 2024, intanto, (proprio per l’attesa dell’entrata in vigore dei nuovi incentivi) le auto elettriche, in linea con la media del 2024, hanno segnato un’altra flessione del 18 per cento rispetto al 2023. “Per l’Italia - conclude Sileo - il ricorso alla decarbonizzazione dei carburanti, così da intervenire sullo stock esistente senza scommettere solo sulla lenta e difficile sostituzione, è condizione necessaria per provare ad avvicinarsi alla neutralità”. Infatti, anche ipotizzando un incremento della diffusione delle elettriche, è implausibile che raggiungano più di un decimo del totale circolante. Tanto meno il fantomatico obiettivo di 4,3 milioni al 2030 previsto nell’ultimo aggiornamento del PNIEC.
- Merigo (Assogasmetano): “Per decarbonizzare i trasporti il biometano c’è. Mancano le auto”
Il 25 maggio scorso è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il d.p.c.m. riguardante la rimodulazione degli incentivi per l’acquisto di veicoli a basse emissioni inquinanti. La misura (cosiddetto decreto ecobonus), promossa dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy guidato dal ministro Adolfo Urso, ha stanziato risorse pari a 950 milioni di euro. Obiettivo del provvedimento è incentivare la rottamazione delle auto più inquinanti (da Euro 0 a Euro 4) che oggi rappresentano il 25 per cento del parco circolante. Con questa finalità, è agevolato l’acquisto di auto elettriche, ibride plug-in e a motore termico con un livello di emissioni di CO2 fino a 135 g/km. È anche previsto un contributo fino a 2.000 euro per l’acquisto di veicoli usati di classe Euro 6 con emissioni fino a 160 g/km CO2, a fronte della rottamazione di un’auto fino ad Euro 4. Il provvedimento introduce anche un contributo - 10 milioni di euro - volto a incentivare la trasformazione a metano o gpl di auto a carburanti tradizionali con classe da Euro 4 in su: 800 euro per gli impianti a metano e 400 euro per quelli a gpl. Su quest’ultimo provvedimento il presidente di Assogasmetano, Flavio Merigo, è intervenuto con alcune considerazioni. “Importante è il segnale che si vuole dare al mercato. Abbiamo la necessità di far ripartire le immatricolazioni di veicoli a metano, che hanno subito un forte calo dopo la crisi del prezzo, per far ritornare quell’utenza che ha sempre trovato nel gas naturale un carburante che coniuga le esigenze di mobilità con un costo del trasporto sostenibile”. C’è però bisogno di affiancare altri strumenti. Oltre alla conversione delle auto sarebbero utili ulteriori iniziative, anche a livello governativo, affinché i costruttori rimettano sul mercato veicoli alimentati a gas naturale, al momento quasi del tutto scomparsi. Soprattutto quei modelli che hanno avuto grandissimo successo come la Panda Natural Power, che attualmente non è più prodotta. “Serve uno sforzo ulteriore - prosegue Merigo. Bene l’incentivazione del retrofitting, però chi oggi vuole un’auto nuova a metano non la trova. A tal proposito - partendo dalla considerazione che la rete del metano per auto distribuisce già oltre l’80 per cento di biometano (e presto tale quota arriverà al 100 per cento, completando così l’opera di decarbonizzazione di questo specifico settore) - il Mimit dovrebbe stimolare i produttori a rimettere in commercio veicoli alimentati a gas naturale”. Molti costruttori - proprio perché gli utenti erano atterriti dal fatto che la crisi dei prezzi si prolungasse - avevano deciso di sospendere la produzione di auto a metano. Oggi, con i prezzi del gas naturale ritornati a livelli assolutamente competitivi rispetto agli altri carburanti, si assiste a un ritorno alla richiesta di tali veicoli. “L’utenza sta di nuovo chiedendo auto a metano - conclude Merigo - ma non le trova. In un momento in cui l’80 per cento del gas naturale consumato per autotrazione è biometano, è fondamentale un rilancio di questa importante filiera nazionale, che può fornire un contributo fondamentale sulla strada della decarbonizzazione dei trasporti”.
- Energia solare, in Uzbekistan la prima centrale della regione con accumulo
Per far fronte alla crescente domanda e in linea con l’obiettivo di generare un quarto della propria energia da fonti green entro il 2030, l’Uzbekistan punta ad aggiungere entro quella data 12 GW di capacità rinnovabile, installando 7 GW di fotovoltaico e 5 GW di eolico. In questo contesto, l’Asian Development Bank ha concesso un prestito di 46,5 milioni di dollari per la costruzione della centrale solare di Nur Bukhara, la prima della regione su scala industriale, con un sistema integrato di accumulo di energia a batteria (BESS). L’impianto, che avrà una capacità di 250 MW, potrà soddisfare il fabbisogno di 55.000 famiglie. La centrale, che utilizzerà moduli solari fotovoltaici bifacciali con tracciamento ad asse singolo per migliorare la produzione di energia e ridurre il costo per kilowattora, sarà integrata con un BESS da 63 MW e collegata alla rete grazie a una nuova linea di trasmissione lunga 3 chilometri. Nur Bukhara dovrebbe diventare operativo entro la fine del 2024 e l’energia prodotta sarà ceduta esclusivamente alla rete elettrica nazionale dell'Uzbekistan.
- Energia eolica, il Marocco programma altri 400 MW
In accordo con l’obiettivo di avere entro il 2030 il 52 per cento di elettricità proveniente da fonti rinnovabili, il Marocco ha annunciato lo sviluppo di altri 400 MW di energia eolica. L’Agenzia per l’energia sostenibile (MASEN) ha infatti avviato una gara d’appalto per la realizzazione del progetto eolico di Nassim Nord. Il piano prevede la costruzione di due parchi eolici nel nord del Paese. Il più grande, Nassim Dar Chaoui, avrà una capacità di 250 MW e sarà situato tra le province di Tangeri e Tetouan. Il secondo è invece relativo all’ampliamento della wind farm di Nassim Koudia Al Baida, attualmente da 100 MW; con la gara d’appalto il MASEN intende aumentarne la capacità installata a 250 MW complessivi. Le società selezionate al termine della procedura saranno responsabili della costruzione e della gestione dei due parchi eolici. Secondo il rapporto Energie Electrique – Chiffres clès 2023 dell’Office National de l’Électricité et de l’Eau potable (ONEE), a fine 2023 la capacità installata del parco elettrico nazionale era di 11,5 GW. Di questi, 1,3 GW di idroelettrico, 2 GW di eolico e 831 MW di solare. Rinnovabili che, sempre secondo i dati dell’ONEE, nel 2023 hanno contribuito per il 20,9 per cento a soddisfare la domanda di elettricità del Paese.
- Idrogeno nel trasporto aereo, in Germania un nuovo progetto per volare green
In un mondo senza più confini, la domanda di trasporto aereo è in continuo aumento. Un dato che sta portando con sé una accelerazione anche negli studi su come ridurre l’impatto dei voli sull’ambiente e il clima. In questo contesto, l’idrogeno sembra rappresentare una delle soluzioni per abbattere le emissioni del settore. Un nuovo programma per conciliare aviazione civile e sostenibilità arriva ora dalla Germania. Il Ministero federale per il digitale e i trasporti (BMDV) ha infatti annunciato il lancio del progetto BALIS 2.0, per lo sviluppo di sistemi di celle a combustibile a idrogeno per il trasporto aereo. Il programma, che vede tra i partecipanti anche il Centro Aerospaziale Tedesco, avrà durata biennale e potrà contare su un finanziamento di 9,3 milioni di euro del BMDV, rilasciato all’interno del Piano Nazionale tedesco per la Ripresa e la Resilienza. BALIS 2.0 mira a sviluppare e testare un sistema di celle a combustibile ad alte prestazioni con una potenza di 350 kW, progettato per applicazioni su aerei commerciali. Il modello servirà per sviluppare sistemi di propulsione idrogeno-elettrici nella gamma di classe MW, che in un futuro potrebbero alimentare aerei regionali da 40 a 80 posti. Il Centro Aerospaziale Tedesco studierà il comportamento di accoppiamento di sistemi di celle a combustibile della classe MW con un’unità elettrica e si occuperà di eseguire studi per ottimizzare il funzionamento complessivo del sistema. I primi test a terra del sistema a celle a combustibile da 350 kW sono previsti per il 2025.
- Energia solare e coltivazioni: l’agrivoltaico è un’opportunità da cogliere
750 GW di capacità fotovoltaica: questo il nastro da tagliare entro il 2030 sulla strada della decarbonizzazione europea. Un obiettivo che può essere raggiunto mettendo in campo (fuor di metafora!) tutte le tecnologie disponibili e utilizzando suolo agricolo, preservando al contempo le coltivazioni. L’agrivoltaico rappresenta infatti un approccio innovativo che unisce sulla stessa superficie produzione agricola e generazione di energia. Questo duplice uso del territorio rappresenta un’opportunità anche per il settore agricolo, superando una dicotomia fino ad oggi imperante: coltivazione vs generazione. Oltre a produrre elettricità a costi inferiori rispetto ai più piccoli impianti fotovoltaici sui tetti, questa soluzione può rappresentare infatti una diversificazione delle entrate per gli agricoltori. L’argivoltaico gioca un ruolo importante anche nella salvaguardia dei raccolti, sempre più in balia degli eventi climatici estremi. I pannelli solari proteggono infatti le colture da tempeste, dalla grandine e dal gelo. Grazie all’ombreggiamento e alla protezione dal vento riducono l’evaporazione, e le strutture più innovative consentono anche di raccogliere l’acqua piovana, così da utilizzarla per l’irrigazione. Il potenziale dell’agrivoltaico è evidente soprattutto nell’orticoltura e nella viticoltura, dove può concorrere ad aumentare le rese. Vantaggi confermati dal progetto tedesco Modellregion Agri-Photovoltaik Baden-Württemberg, guidato dall’Istituto di ricerca Fraunhofer ISE con il finanziamento del Ministero dell’Ambiente, del clima e dell’energia e del Ministero dell’Alimentazione, delle aree rurali e della tutela dei consumatori. Focus del progetto, che terminerà a fine 2024, sono cinque terreni coltivati a pomacee e frutti di bosco dove sono stati realizzati impianti fotovoltaici. E i risultati - ancorché provvisori - mostrano non solo che le colture realizzate sotto gli impianti beneficiano dell’ombreggiamento parziale, ma che i moduli fotovoltaici producono più elettricità di quanto ipotizzato, grazie al raffreddamento fornito dalle piante. Lo studio ha evidenziato come l’impianto realizzato sopra un meleto a Kressbronn, sul lago di Costanza, ha consentito un risparmio del 50 per cento del fabbisogno di irrigazione e addirittura diminuito del 70 per cento l’uso di pesticidi. Non solo: ha prodotto oltre il 20 per cento in più di elettricità rispetto a quanto previsto dalle simulazioni; una maggiore resa dovuta, secondo i ricercatori, dalla combinazione di raffreddamento evaporativo e ventilazione. Agrivoltaico che, secondo il Fraunhofer ISE, in Germania ha un potenziale di 1,7 TW. Ma progetti pilota si stanno sviluppando in tutta Europa e proprio in Italia è sorto quello che al momento è il più grande parco agrivoltaico del continente. In Sicilia, piantagioni di fichi e olivi crescono tra moduli solari che hanno una capacità complessiva di 135 MW. Vantaggi e opportunità che si stanno traducendo in una notevole crescita del mercato, che presenterà soluzioni, prodotti e gli ultimi sviluppi tecnologici a Intersolar Europe, la fiera leader a livello mondiale per l’industria solare in programma a Monaco di Baviera dal 19 al 21 giugno e che dedicherà un’attenzione particolare al fotovoltaico agricolo. Organizzata da solar promotion, Intersolar fa parte di The Smarter E Europe, la più grande piattaforma europea per il settore dell’energia, che comprende anche le fiere settoriali EM-Power, dedicata alla gestione dell’energia e alle soluzioni energetiche interconnesse, Power2Drive, che si concentra sulle infrastrutture di ricarica e sulla mobilità elettrica, ed ees, dedicata alle batterie e i sistemi di stoccaggio dell’energia. 19-21 giugno 2024 Messe München
- Gatti (Energy Advisors): “Anche l’IA può rilanciare il nucleare”
Sembrava ormai avviato a un inesorabile declino e destinato a scomparire dalla scena europea nel giro di pochi anni. Invece, negli ultimi mesi il nucleare è tornato prepotentemente alla ribalta. Uno scenario che Giuseppe Gatti, editorialista di Nuova Energia, analizza con la sua peculiare sagacia sul numero in distribuzione. “Sta finalmente maturando la consapevolezza che la transizione energetica se si affida solo alle rinnovabili finisce in un vicolo cieco. La barriera dell’accumulo non è stata superata e non ci sono segnali che possa esserlo in tempi ragionevoli”. Incomincia inoltre ad emergere una presa di coscienza del problema del consumo del suolo e dell’impatto paesistico, un handicap non secondario per le attuali tecnologie dell’eolico e del fotovoltaico. Aspetti che hanno riaperto la strada al nucleare, anche in Italia; in particolare agli innovativi Small Modular Reactor (SMR). “Questo percorso di riabilitazione e rilancio del nucleare - spiega Gatti - è sostenuto dall’affacciarsi di nuove tecnologie avanzate, basate su significative innovazioni costruttive caratterizzate dal basarsi su reattori decisamente più piccoli di quelli convenzionali”. Grazie a una produzione altamente standardizzata, gli SMR possono essere assemblati in sito, con una riduzione dei tempi, dei rischi e dei costi di costruzione. Secondo il rapporto di monitoraggio pubblicato nel dicembre scorso dall’Agenzia Europea dell’Ambiente, per cogliere gli obiettivi che l’UE si è data sarebbero necessari maggiori investimenti in “tecnologie a prova di futuro”. In aggiunta, incominciano a circolare stime allarmanti sui presumibili consumi generati dalle applicazioni dell’Intelligenza Artificiale, che ha un’impronta energetica particolarmente pesante. Secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia, i data center attuali consumano globalmente circa 460 TWh annui, un valore che con le prime introduzioni dell’IA potrebbe arrivare oltre i 1.000 TWh già nel 2026 e crescere in misura di gran lunga superiore negli anni successivi. “Le grandi firme dell’IA - prosegue Gatti - sono alquanto reticenti sulla fame di energia dei loro prodotti, ma si calcola che l’addestramento di un modello linguistico di grandi dimensioni, come ChatGPT-3, richieda poco meno di 1.300 MWh e che centinaia di milioni di interrogazioni su ChatGPT possano attivare un consumo di oltre 1 GWh al giorno”. Per dare un’idea della diversa scala di consumi a cui si passa con l’IA, basti dire che generare un’immagine consuma tanta energia quanto la ricarica di uno smartphone. Le politiche climatiche, fondate in buona parte sul contenimento dei consumi, rischiano così di essere travolte da quello che si annuncia come un vero e proprio tsunami energetico. “Sarà il nucleare di piccola taglia - conclude Gatti - la tavola della salvezza che ci consentirà di surfare sull’onda lunga dell’Intelligenza Artificiale?”.
- UE, 720 milioni di euro di sussidi per 7 progetti a idrogeno verde
Per sostenere il percorso di decarbonizzazione sembra ormai imprescindibile il contributo dell’idrogeno verde. Per accelerare in Europa la creazione di un’intera catena del valore dell’H2, la UE ha assegnato 720 milioni di euro ai sette progetti vincitori della prima asta indetta dalla European Hydrogen Bank. I progetti - selezionati dalla European Executive Agency for Climate, Infrastructure and Environment tra i 132 presentati - riceveranno sussidi per colmare la differenza tra i costi di produzione e il prezzo di mercato. Le sovvenzioni, finanziate dalle entrate del sistema di scambio delle quote di emissione dell’UE, variano da 8 a 245 milioni di euro. Le sette iniziative vincenti - che saranno realizzate in Portogallo, Spagna, Norvegia e Finlandia - prevedono di produrre 1,58 milioni di tonnellate di idrogeno verde in dieci anni, permettendo di evitare l’emissione di oltre 10 milioni di tonnellate di CO2. Il progetto più grande, MP2X, sarà costruito in Portogallo con una produzione prevista di 511.000 tonnellate in un decennio. Seguono, in ordine di taglia, Catalina (Spagna) con 480.000 tonnellate, Grey2Green-II (ancora in Portogallo), con 216.000 tonnellate, SKIGA (Norvegia), con 169.000 tonnellate, eNRG Lahti (Finlandia) con 122.000 tonnellate, El Alamillo H2 (Spagna) con 65.000 tonnellate e HYSENCIA (Spagna), con una produzione prevista di 17.000 tonnellate di idrogeno verde, sempre nell’arco di dieci anni. I progetti selezionati dovranno iniziare a produrre idrogeno entro cinque anni dalla firma degli accordi, fissata entro novembre 2024. La Commissione europea prevede una seconda asta entro la fine dell’anno.
- Germania, installato il primo prototipo di pala eolica in legno
Il 2023 è stato un anno record per l’eolico. Secondo i dati del Global Wind Report 2024 pubblicato dal Global Wind Energy Council, la nuova capacità installata ha toccato i 117 GW, cifra che ha permesso di superare il traguardo di 1 TW a livello globale. Un così rapido sviluppo porta con sé anche alcuni problemi ancora da risolvere, come il riciclo delle pale. Realizzate soprattutto in fibra di vetro e fibra di carbonio legate insieme con resina epossidica, non sono facilmente riciclabili e per questa ragione, dopo una vita operativa di 20-25 anni, decine di migliaia di pale finiranno quindi in discarica. Dalla Germania arriva ora una soluzione più sostenibile. A Breuna, nell’Assia, su una turbina esistente è stato infatti installato il primo prototipo di pala eolica realizzata in legno lamellare impiallacciato (LVL): un prodotto che combina sostenibilità, maggiore durata e costi di produzione minori del 20 per cento rispetto le soluzioni attuali. Il prototipo installato, una pala lunga 19,3 metri, dovrà ora dimostrare di poter replicare in condizioni reali gli ottimi risultati ottenuti nei test di laboratorio. Secondo i realizzatori delle pale in LVL, con il ritmo attuale di installazioni eoliche entro il 2050 si produrranno 50 milioni di tonnellate di rifiuti di pale a fine vita che dovranno essere inceneriti e sepolti nel terreno. In attesa dei risultati sul campo, si stanno costruendo nuovi prototipi più grandi, con pale da 60 e 80 metri.
- “Saper fare” efficienza e sostenibilità: l’Efficiency day di Confindustria Varese
Dalle comunità energetiche rinnovabili alla mobilità sostenibile: questo il titolo dell’Efficiency day 2024, l’evento organizzato da Confindustria Varese e da Servizi Confindustria Varese sui temi dell’efficienza e della sostenibilità. Giunto alla terza edizione, si è svolto nella suggestiva sede della LIUC, a Castellanza (VA); gli spazi che un tempo ospitavano il cotonificio Cantoni sono stati sapientemente riconvertiti su progetto di Aldo Rossi, che ne ha rispettato l’architettura e conservato l’aspetto industriale e liberty. Autoconsumo diffuso, Comunità Energetiche Rinnovabili (CER), prospettive del mercato fotovoltaico sono alcuni dei temi trattati, tutti intesi come strumenti funzionali alla riduzione dei costi energetici per le imprese e al miglioramento della loro sostenibilità. È stato anche presentato il progetto di Servizi Confindustria Varese rivolto alle imprese interessate a valutare la fattibilità tecnico-economica di possibili CER realizzabili sul territorio. La scelta del luogo non è casuale. L’Università Carlo Cattaneo ha un legame strettissimo con Confindustria - nasce nel 1991 proprio per iniziativa dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese - come ha ribadito Silvia Pagani, direttore di Confindustria Varese. “Come i temi dell’energia e dell’efficienza sono un fattore abilitante per le nostre imprese, così pensiamo lo sia la nostra Università. Abbiamo l’ambizione di essere un hub al quale le nostre imprese possono rivolgersi per qualunque esigenza in termini di competitività”. Lo “spirito del fare” - proprio del mondo imprenditoriale e che ha dato vita all’Ateneo, nato dalle imprese per le imprese e costantemente in relazione con esse - continua ad orientare l’operato dell’Università, anche in materia di sostenibilità. Un tema prioritario - come ha sottolineato Richard Arsan, amministratore delegato della LIUC - nel panorama della crescita economica mondiale e per l’Università stessa. “Proprio nell’edifico che ci ospita si trova il nostro Green Transition Hub - un centro di aggregazione di competenze e conoscenze sui temi della transizione ecologica - che si occupa di fare ricerca di frontiera, formazione mirata e dissemination”. L’Hub si occupa di innovazione sostenibile e nuovi modelli di business, di processi industriali e misurazione delle prestazioni di sostenibilità, di supply chain circolari, a cui si aggiunge qualcosa di altrettanto pratico - e non poteva mancare in una Università orientata al “saper fare”: il nuovo impianto fotovoltaico da 400 kW che alimenta gli edifici dell’Ateneo e della residenza universitaria (250 camere, con 370 posti letto). Perché se l’efficienza è fattore di competitività e di successo per l’impresa, lo è - e lo sarà sempre più - anche la sostenibilità.
- Idrogeno verde, in Europa crescono gli impianti
In linea con la prima fase della tabella di marcia indicata nella Strategia europea, che delinea la traiettoria per uno sviluppo graduale dell’idrogeno verde, due nuovi impianti sono stati realizzati in Austria e in Ungheria. A Vienna la società che gestisce i servizi pubblici ha inaugurato un impianto che andrà a servire la flotta dei bus cittadini. In particolare, grazie a un elettrolizzatore con una capacità di 3 MW costruito nel deposito di Simmering, sarà possibile produrre ogni giorno 1.300 chilogrammi di idrogeno verde, sufficienti a rifornire fino a 60 autobus. Nel 2025, infatti, sarà convertita a idrogeno la prima linea urbana della capitale austriaca. Il progetto, realizzato nell’ambito del programma Vorzeigeregion Energie, ha richiesto un investimento di circa 10 milioni di euro ed è stato finanziato dal Fondo austriaco per il clima e l’energia. È stata inoltre realizzata una stazione di rifornimento esterna al deposito, a servizio degli automezzi di aziende di trasporto e logistica. In Ungheria è stato invece inaugurato un impianto da 10 MW all’interno della raffineria di Százhalombatta, alla periferia di Budapest. L’impianto, che ha richiesto un investimento di 22 milioni di euro, sarà in grado di produrre ogni anno 1.600 tonnellate di idrogeno verde e sarà operativo dalla seconda metà del 2024.
- Biocarburanti per aviazione: piedi per terra, sguardo verso il cielo
Le soluzioni per cieli più puliti hanno le proprie radici in terra: quelle di una varietà di colture energetiche al vaglio di vari progetti dedicati alla decarbonizzazione dei carburanti per aviazione. Tra questi la camelina, estremamente adattabile e dalle caratteristiche chimico-fisiche in grado di produrre biocarburanti dalle performance estremamente promettenti. Vantaggi extra? La coltivazione in terreni marginali o in disuso, anche in rotazione virtuosa con le colture alimentari. Resistente (quasi) a tutto, la camelina non richiede grandi quantità di pesticidi, cresce in fretta, e si presta ad un ampio ventaglio di applicazioni, oltre a quelle energetiche. La sostenibilità ambientale parrebbe garantita; ora serve quella economica Con RefuelEU Aviation - il regolamento europeo parte integrante del pacchetto Fit for 55, formalizzato l’ottobre dello scorso anno - arriva l’obbligo per i fornitori di carburanti per l’aviazione di immettere sul mercato una quota crescente di SAF - carburanti sostenibili - dal 2 per cento del 2025 al 70 per cento del 2050. La strada più promettente è quella degli HEFA - biocarburanti a base di esteri idrotrattati e acidi grassi - ad oggi prodotti principalmente da oli vegetali alimentari esausti e grassi animali di scarto, fonti che arrivano a coprire a malapena il 2 per cento di quanto servirebbe a soddisfare i bisogni del trasporto aereo. Espandere il ventaglio di fonti alternative è quantomai urgente alla luce delle nuove norme, ma la ricerca è al lavoro da tempo sullo sviluppo di colture energetiche in grado di produrre lipidi sostenibili senza entrare in conflitto con quelle ad uso alimentare. Tra queste, la camelina sativa o falso lino è stata protagonista assoluta di BIO4A, progetto finanziato dall’UE conclusosi dopo 5 anni a metà del 2023. Capitanato da David Chiaramonti, professore del Politecnico di Torino ed esperto di sistemi energetici ed economia dell’energia, il progetto ha raggiunto risultati record quanto a volumi produttivi: 1.000 le tonnellate di HEFA ottenute dalla camelina - la quantità più alta mai prodotta nell’ambito di un progetto di ricerca europeo - utilizzando, peraltro, impianti di raffinazione già esistenti. L’utilizzo di biocarburante derivato da camelina in blend con il kerosene tradizionale non è affatto nuovo, testato dall’aeronautica militare americana e dalle compagnie di bandiera giapponesi e olandesi già a partire dal 2009 con eccellenti risultati. Anch’essa non nuova, ma senz’altro più intensa. l’attenzione per le ricadute positive e i vantaggi aggiuntivi offerti da questa pianta, adatta ad essere coltivata in terreni molto poveri, in rotazione con alcuni tipi di cereali come l’orzo. Trasformandone i residui in compost o biochar mediante trattamento termico, il bilancio della CO2 del processo di produzione del biocarburante potrebbe diventare neutro o addirittura negativo. Tali prodotti sono stati utilizzati, nell’arco del progetto quinquennale guidato da Chiaramonti, per migliorare la qualità del suolo nei terreni marginali in Spagna e Italia. Non solo la camelina garantirebbe il superamento del conflitto fuel vs food, dunque, ma promuoverebbe la convivenza virtuosa di colture energetiche e alimentari, favorendo il ripristino della fertilità delle aree mediterranee, sempre più colpite dagli effetti del cambiamento climatico. La ricerca prosegue con ulteriori progetti dedicati alla camelina e altre colture oleaginose nell’ambito di Horizon Europe. Per decollare però - al pari degli aerei che dovrebbero alimentare - ai biocarburanti serve una spinta non solo tecnologica. È lo stesso Chiaramonti, moderatore all’International Forum on Sustainable Biofuels tenutosi a fine aprile a Torino, a fare il punto: i biocarburanti per aviazione rappresentano una soluzione percorribile e in alcuni casi già matura anche dal punto di vista della sostenibilità; servono ora policy concrete per guidare domanda e offerta, armonizzate con criteri di sostenibilità a livello internazionale. Il prezzo, infatti, è tuttora un ostacolo. Secondo una recente valutazione degli esperti di LEK Consulting - azienda globale con sedi a Londra e Boston - i SAF continueranno a costare oltre il doppio del kerosene almeno fino alla metà di questo secolo. Nel frattempo, l’umile camelina incarna al meglio l’essenza del popolare detto: con i piedi ben saldi nei terreni d’Europa - dove veniva coltivata già 3.000 anni fa - punta in alto a decarbonizzarne i cieli. Carolina Gambino
- Reti elettriche, lontano l’obiettivo minimo del 70 per cento di interconnessione
La capacità di trasmissione è essenziale per il commercio transfrontaliero di energia elettrica, in quanto le reti collegano offerta e domanda, garantendo flessibilità. Inoltre, la capacità di interconnessione è una condizione essenziale per raggiungere gli ambiziosi target che la UE ha fissato per la generazione di energia da fonti rinnovabili. L’Agenzia europea per la cooperazione tra i regolatori dell’energia (ACER) ha però sottolineato come i TSO siano ancora lontani dal garantire che almeno il 70 per cento della loro capacità di trasmissione sia disponibile per l’interconnessione e lo scambio transfrontaliero di energia elettrica; quota che gli operatori di rete saranno obbligati a mettere a disposizione entro la fine del 2025. Secondo l’ultimo rapporto di monitoraggio annuale di ACER, infatti, la maggior parte degli Stati membri in aree altamente interconnesse ha reso disponibile in media non più del 30-50 per cento della propria capacità. Secondo ACER, sono tre gli interventi che gli Stati membri e i TSO devono attuare rapidamente per raggiungere il requisito minimo del 70 per cento: ridurre in modo ottimizzato e coordinato la congestione delle reti; intraprendere sviluppi mirati dell’infrastruttura all’interno di specifiche zone; completare la valutazione tecnica della revisione in corso delle zone di offerta dell’UE, per garantire l’allineamento delle configurazioni delle zone di offerta con la congestione strutturale di rete. Sempre secondo il report di ACER, nella UE i costi di gestione delle congestioni hanno superato i 4 miliardi di euro nel 2022.
- Biocarburanti dalle alghe, negli USA 18 milioni di dollari per le ricerca
I biocombustibili possono svolgere un ruolo fondamentale per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione, e tante e varie sono le risorse di biomassa a cui attingere. Negli Stati Uniti il Bioenergy Technology Office (BETO) e l’Office of Fossil Energy and Carbon Management (FECM) del Dipartimento dell’Energia (DoE) hanno annunciato nuovi finanziamenti per progetti di ricerca volti alla conversione di alghe in biocarburanti e altri bioprodotti, come i fertilizzanti. In particolare, il DoE metterà a disposizione 18,8 milioni di dollari nell’ambito del programma Mixed Algae Conversion Research Opportunity, riservandoli a due aree tematiche: la conversione di alghe marine e altre materie prime algali umide in combustibili e prodotti a basso contenuto di carbonio (obiettivi strategici di BETO); e la conversione della biomassa algale in prodotti agricoli a basse emissioni di carbonio (obiettivi strategici di FECM). Negli Stati Uniti il settore della coltivazione di alghe marine è in rapida crescita e, secondo il 2023 Billion-Ton Report del Bioenergy Technology Office rappresentano una risorsa potenziale pari a 3,3 miliardi di tonnellate di biomassa secca. I finanziamenti andranno a cinque progetti per l’area BETO e a tre progetti per l’area FECM. Le alghe marine, note anche come macro-alghe, sono ancora sottoutilizzate e difficili da convertire a causa della loro composizione chimica unica e dell’instabilità di stoccaggio.
- Statistiche IRENA su rinnovabili: il fotovoltaico sorpassa l’idroelettrico
Si può discutere su tempi e modi, ma la strada intrapresa in tutto il mondo è chiara: la generazione di energia da fonti rinnovabili. Il rapporto Renewable Capacity Statistics 2024 pubblicato da IRENA scatta una foto emblematica del settore energetico mondiale, con dati che sottolineano disparità di crescita non solo geografica ma anche tecnologica. Se il 2023 ha registrato il record di nuova capacità rinnovabile installata - 473 GW, per un totale globale di 3,87 TW - 327 GW sono da attribuire a progetti realizzati in Asia; di questi, ben 297,6 GW nella sola Cina: una quota pari al 62,9 per cento dell’incremento mondiale. Decisamente staccate l’Europa, con 71,2 GW di capacità rinnovabile, e il Nord America, con 34,9 GW di nuove installazioni. Ancor più lontana l’Africa, nonostante la disponibilità di grandi risorse, con soli 2,7 GW. Passando alle singole fonti, il 2023 ha visto il sorpasso dell’energia solare su quella idroelettrica, almeno in termini nominali. In particolare, il solare fotovoltaico è aumentato di 345,5 GW, raggiungendo una capacità totale di 1,42 TW, mentre l’idroelettrico (escluso il pompaggio) ha segnato una aggiunta di soli 7 GW per una capacità complessiva di 1,27 TW. L’eolico, con nuove installazioni pari a 116 GW, ha superato 1 TW. Questi dati segnalano tuttavia come i progressi non siano ancora sufficienti per raggiungere l’obiettivo adottato dalla COP28 di avere 11 TW di capacità rinnovabile installata entro il 2030.