Decarbonizzazione della produzione energetica e tutela dell’ambiente spesso appaiono in netta opposizione. Sono frequenti, infatti, in tutto il mondo le proteste contro la realizzazione di impianti alimentati a fonti rinnovabili - soprattutto eolico offshore, ma anche fotovoltaico. Gli Stati Uniti non fanno eccezione.
Contro un impianto eolico offshore in Virginia, negli USA, alcuni gruppi di interesse pubblico hanno intrapreso un’azione legale contro l’approvazione del progetto Coastal Virginia Offshore Wind (CVOW). L’Heartland Institute, il Committee for a Constructive Tomorrow e il National Legal and Policy Center si sono uniti nel sostenere che nella ideazione del progetto eolico in questione non sono stati considerati gli impatti sugli esemplari di balena franca del Nord Atlantico, specie in via di estinzione.
Secondo i ricorrenti, il Bureau of Ocean Energy Management (BOEM) e il National Marine Fisheries Service non hanno valutato adeguatamente il potenziale danno che le pale eoliche potrebbero infliggere alla specie, di cui rimangono solo circa 350 esemplari. Il progetto CVOW, da 9,8 miliardi di dollari, ha una capacità di 2,6 GW ed è in fase di realizzazione a 27 miglia al largo della costa di Virginia Beach.
Dotato di 176 turbine, tre sottostazioni offshore e cavi sottomarini, il parco eolico dovrebbe entrare in funzione nel 2026 e sarà in grado di fornire elettricità a 660.000 abitazioni. I portatori di interesse contrari al progetto chiedono di fermare le attività di costruzione, il cui avvio ufficiale è previsto il prossimo maggio, finché non siano implementate “protezioni verificabili contro potenziali danni alla popolazione delle balene”.
La Virginia si è posta l’obiettivo di sviluppare 5,2 GW di energia eolica offshore. Ogni progetto è soggetto a revisione da parte del Bureau of Ocean Energy Management BOEM, ai sensi del National Environmental Policy Act (NEPA).
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