A un anno dal lancio dell’Energy Poverty Advisory Hub della Commissione Europea - sportello operativo al servizio degli stakeholder locali nella lotta alla povertà energetica - il secondo convegno targato European Economic and Social Committee (EESC) fa il punto della situazione.
Nel 2019 oltre 35 milioni di europei dichiaravano di non potersi permettere di riscaldare adeguatamente la propria abitazione.
Nel 2020 il problema interessava l’8 per cento della popolazione UE: 36 milioni i poveri energetici, vecchi e nuovi - piccoli imprenditori, genitori single, pensionati - per i quali l’energia ingoia una fetta troppo grande dei redditi medi, al bivio di scelte impossibili: heating or eating, mangiare o riscaldare.
Troppo sfocata la foto energetica di un tessuto sociale cui pandemia e rincari del gas hanno cambiato i connotati. Inefficace la tracciatura offerta dai dati sui distacchi, che non distingue tra morosi per scelta e funamboli della dilazione per necessità.
Queste sono solo alcune delle suggestioni e degli spunti emersi durante la conferenza Tackling energy poverty at the heart of the ecological and energy transition, organizzata a Brussels a fine aprile dallo European Economic and Social Committee (EESC).
“Per combattere la povertà energetica – ha dichiarato Baiba Miltoviča, presidente della Sezione trasporti, energia, infrastrutture e società dell’informazione (TEN) – serve la forte volontà politica di creare una coalizione tra tutti gli attori in campo, a livello nazionale ed europeo. L’EESC è pronto a impegnarsi attivamente per riunire tutti gli stakeholder”.
In attesa di riforme strutturali del mercato, approvvigionamenti inclusi, vengono messe piccole toppe temporanee per le tasche ormai scucite dei cittadini, come il chèque énergie francese da 100 euro.
Annaspano i Comuni, all’energia vanno i fondi destinati ad altro. Complicata l’emergenza multisettoriale, dai trasporti alla food inflation, con ricadute economico-sociali trasversali e a cascata. Scarso il coordinamento tra i vari livelli; non solo mancano i dati, ma norme locali e nazionali cozzano.
Mentre sembra a rischio la digeribilità della transizione, un 80 per cento di europei crede nella svolta verde, e anche nell’incapacità dei Governi a realizzarla.
I comunicatori UE puntano sull’empowerment del cittadino, ma avrà senso chiedere di non sprecare a chi spegne il riscaldamento perché non può pagare?
Al consumatore serve poco spulciare i provider, con la sfiducia ormai endemica su trasparenza ed equità dei contratti, che impilano tasse su imposte.
Notevole, a volte incomprensibile, il divario normativo tra zone urbane e rurali quanto alla possibilità di rendersi energeticamente indipendenti. Emanciparsi è per molti, ma non per tutti. Agguerriti ma propositivi gli studenti, da sempre fruitori primari di un parco edilizio inefficiente e ai margini della renovation wave.
Appuntamento tra un anno con foto energetica di gruppo, si spera più inclusiva, verde, e sorridente.
Carolina Gambino
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