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POLITICA ENERGETICA

Target UE energia e clima, per la Corte dei conti scarsa trasparenza su effetti e costi

Pubblicata dalla Corte dei conti europea la relazione di audit sugli obiettivi dell’UE-27 in materia di energia e di clima. I target al 2020 sono stati raggiunti - cosa che molto probabilmente non sarebbe stata possibile senza la riduzione dei consumi indotta dalla crisi finanziaria e dalla pandemia - ma sono scarsi i segnali che indicano che le azioni intraprese saranno sufficienti per conseguire gli obiettivi al 2030.

Entro il 30 giugno 2023 gli Stati membri dovranno presentare i progetti aggiornati del proprio Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC), da finalizzare poi entro la metà del 2024. La relazione speciale 18/2023 presentata oggi dalla Corte dei conti europea vuole aiutare la Commissione a valutare questi aggiornamenti. Partendo da alcune sottolineature.


La prima: molto probabilmente l’UE-27 non avrebbe raggiunto l’obiettivo di efficienza energetica senza la riduzione dei consumi indotta dalla crisi finanziaria e dalla pandemia. Nonostante ciò - e questa secondo gli auditor è la prima criticità - la valutazione dell’UE sulla propria performance verde non indica chiaramente qual è l’impatto dei fattori esterni.


La Corte dei conti ha anche riscontrato una scarsa trasparenza riguardo alle modalità con cui gli Stati membri hanno raggiunto i rispettivi obiettivi nazionali vincolanti. Ed ecco la seconda sottolineatura: gli auditor hanno trovato informazioni limitate sui costi effettivi - sostenuti dal bilancio dell’UE, dai bilanci nazionali e dal settore privato - per attuare le azioni che hanno avuto successo e raggiungere gli obiettivi grazie ai meccanismi di flessibilità.


“Occorre maggiore trasparenza riguardo alla performance delle azioni attuate dall’UE e dagli Stati membri in materia di clima e di energia” ha dichiarato Joëlle Elvinger, membro della Corte dei conti europea responsabile dell’audit.

La mancanza di trasparenza sul modo in cui gli Stati membri raggiungono gli obiettivi rende infatti difficile stabilire se l’UE consegua i propri target generali in maniera efficiente sotto il profilo dei costi. È quindi impossibile per i cittadini e i portatori di interesse giudicare se l’UE abbia conseguito complessivamente i propri obiettivi con un buon rapporto costi/efficacia.


L’Unione Europea si è impegnata a spendere per l’azione per il clima almeno il 30 per cento del bilancio 2021-2027 - circa 87 miliardi di euro l’anno, cioè meno del 10 per cento degli investimenti totali necessari per raggiungere gli obiettivi per il 2030, stimati approssimativamente a 1.000 miliardi di euro ogni anno. La differenza dovrebbe venire da finanziamenti nazionali e privati. Secondo gli auditor - ed ecco la terza criticità - si profila un possibile problema di mancanza di fondi; purtroppo, i diversi PNIEC - in teoria i principali documenti strategici con cui gli Stati membri dovrebbero spiegare come colmare il divario - sono ancora troppo avari di indicazioni. Questa debolezza pare essere comune alla maggior parte dei Piani.


La disomogeneità di procedure, dati, contabilizzazione, livello di dettaglio delle informazioni fornite dai diversi Paesi rendono il quadro ancora più complesso, nel mare di obiettivi - vincolanti e non - sempre più ambiziosi in cui la maggior parte degli Stati membri naviga ancora a vista. Allo stato attuale, difficile trarre insegnamenti dai successi passati.


La tempistica della relazione speciale della Corte dei conti potrebbe sollevare dei dubbi; secondo gli auditor, invece, c’è ancora margine sufficiente per attivarsi in vista della finalizzazione dell’update. In questo senso, il 2023-2024 rappresenterà una sorta di fase di test particolarmente interessante.


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