Il nuovo governo del Belgio ha sposato la linea della Commissione Europea che punta a una riduzione del 55 per cento delle emissioni entro il 2030.
La base dell’accordo di coalizione del primo ministro Alexander de Croo è anzi sostanzialmente incentrato proprio sulle politiche climatiche ed energetiche, con un adeguamento del Piano Nazionale per l’Energia e il Clima (NECP) al 2030 che prevede un maggiore sviluppo delle rinnovabili e una graduale eliminazione del nucleare entro il 2025.
Il nuovo ministro federale dell’Energia, la verde Tinne Van der Straeten, ha però recentemente comunicato a una Commissione della Camera che il Belgio difficilmente raggiungerà i suoi obiettivi green nel 2020. Le diverse regioni del Paese, infatti, avrebbero dovuto arrivare a ottenere insieme una quota del 13 per cento di energia rinnovabile, ma le Fiandre hanno già fatto sapere che non riusciranno a rispettare il proprio target, con un deficit di 1.800 GWh. La produzione di energia rinnovabile sarà così limitata all’11,7 per cento, nonostante i 1.465 GWh della Vallonia (più del previsto), costringendo il Belgio a “comprare” la differenza da altri Paesi europei che ne producono abbastanza. Per il governo federale questo acquisto potrebbe costare 31 milioni di euro.
Attualmente il Belgio ha 2,3 GW di capacità eolica onshore e 1,6 GW offshore. Per raggiungere l’obiettivo di riduzione dei gas serra pari 55 per cento, l’accordo di coalizione prevede di portare entro il 2030 l’eolico onshore delle Fiandre a 2,5 GW, rispetto a 1,3 GW di oggi. Inoltre, sempre con orizzonte 2030, si prevede di raddoppiare anche la capacità eolica offshore globale, portandola a 4 GW.
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