Tutti i Paesi stanno mettendo in atto politiche energetiche per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione. Ma le azioni intraprese saranno sufficienti a raggiungere il traguardo “zero emissioni” al 2050?
È quanto hanno voluto valutare relativamente alla Svizzera i ricercatori del Paul Scherrer Institute (PSI), il più grande istituto di ricerca elvetico. Finanziato da Innosuisse, l’Agenzia svizzera per l’innovazione, lo studio si basa su calcoli effettuati con il Swiss Times Energy System Model (STEM) del PSI, che mappa l’intero sistema energetico della Svizzera, comprese le varie interazioni tra tecnologie e settori, valutando anche il costo per il raggiungimento dell’obiettivo. Partendo dal presupposto che le centrali nucleari svizzere saranno disattivate a partire dal 2045, l’analisi prevede che per traguardare gli obiettivi ci sarà un aumento significativo del consumo di elettricità che, nel 2050, potrebbe essere di circa 20 TWh maggiore di quello attuale. Per i ricercatori del PSI quindi, da qui al 2050, la capacità installata degli impianti fotovoltaici deve almeno raddoppiare ogni decennio. Con 26 TWh di produzione previsti nel 2050, i sistemi fotovoltaici saranno il secondo gruppo tecnologico di generazione dopo l’energia idroelettrica (circa 38 TWh nel 2050). Inoltre, la produzione complessiva da centrali elettriche e impianti di stoccaggio aumenterà di circa un quinto, raggiungendo 83 TWh nel 2050. Oltre al settore della produzione di energia, nella partita per la decarbonizzazione giocheranno un ruolo importante i trasporti e l’industria ad alta intensità energetica, che offrono prospettive per nuove applicazioni dell’idrogeno. Allo stesso tempo, sarà necessario ottenere significativi risparmi energetici attraverso una riqualificazione degli edifici residenziali. “Se la Svizzera vuole raggiungere l’obiettivo di zero emissioni entro il 2050 - sostiene Evangelos Panos, uno degli autori dello studio - in futuro le emissioni di CO2 dovranno essere ridotte ogni anno in media da uno a un milione e mezzo di tonnellate rispetto all’anno precedente; e più dei due terzi grazie a tecnologie già disponibili in commercio o in fase di sperimentazione”. Ad oggi le emissioni di CO2 da processi industriali rappresentano circa l’80 per cento del totale dei gas serra emessi dallo Stato elvetico e la cattura della CO2 si rivela necessaria per attuare la riduzione delle emissioni in modo efficiente in termini di costi. Difficile, secondo i ricercatori del PSI, definire invece i costi che dovranno sostenere i cittadini, in quanto molte sono le componenti in gioco. Osservando tutti gli scenari esaminati, lo studio arriva però a delineare un intervallo di costi medi compreso tra 200 e 860 franchi svizzeri per persona ogni anno. La ricerca è stata condotta nell’ambito dell’attività congiunta Scenari e Modellazione degli otto Centri svizzeri di competenza per la ricerca energetica (SCCER, Swiss Competence Centres for Energy Research), in cui sono coinvolte tra gli altri la Lucerne University of Applied Sciences and Arts, l’Università di Basilea e l’Università di Ginevra.
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