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INFRASTRUTTURE

Sostenibilità e PNRR: l’Italia è avanti (a sorpresa)

La decarbonizzazione implicherà (anche) una profonda trasformazione del sistema elettrico, richiedendo non solo il rinnovo e l’ampliamento delle reti, ma anche una riflessione radicale sulla loro struttura. A livello mondiale, gli investimenti nelle infrastrutture di rete sono notevolmente inferiori rispetto a quanto necessario per raggiungere gli obiettivi di NetZero entro il 2050.

La necessità di un cambiamento non solo quantitativo ma anche qualitativo dell’infrastruttura di rete è uno dei molteplici spunti emersi durante la presentazione del rapporto «Verso un’Italia sempre più sostenibile. Dal PNRR al PNIEC» realizzato dall’Istituto per la Competitività (I-Com), e curato dal direttore Area Sostenibilità Antonio Sileo nell’ambito dell’Osservatorio SostenibilItalia, l’iniziativa di monitoraggio promossa in partnership con A2A, Acea, Cobat, RWE e Unem sull’attuazione italiana del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).


Italia che sembra essere più avanti della media UE nell’esecuzione del PNRR: dei 191,5 miliardi di euro previsti, a novembre 2023 ha ricevuto circa 85,5 miliardi di euro, il 44,6 per cento delle risorse messe a disposizione. Le misure completate sono però meno di un terzo del totale, pari al 28 per cento; quota che scende al 26 per cento per i traguardi legati alla transizione verde. Ma in entrambi i casi - come detto, quasi a sorpresa - si tratta di valori superiori alla media di attuazione UE, pari al 13 e 12 per cento. Permangono, tuttavia, le difficoltà delle Amministrazioni pubbliche italiane nello spendere i fondi.


E sebbene le fonti rinnovabili, l’elettrificazione dei consumi, l’autoconsumo, la mobilità elettrica e i sistemi di accumulo stiano assumendo un ruolo sempre più importante, richiedono tuttavia un’intensa interazione con la rete elettrica. Questo rimanda alla sfida delle smart grid, a cui il PNRR destina 3,61 miliardi di euro per il potenziamento e la digitalizzazione delle infrastrutture di rete, con una particolare attenzione alle regioni del Sud Italia e alle isole, dove negli ultimi anni si è verificato un aumento significativo delle richieste di connessione concentrate soprattutto nelle regioni a maggiore potenziale rinnovabile come Puglia e Sicilia.


“L’incremento delle rinnovabili nella generazione elettrica, per quanto importante e impellente non riesce ad essere particolarmente rapido - ha sottolineato Antonio Sileo. Lentezze autorizzative, opposizioni locali e talvolta anche progetti inadeguati che ingolfano il sistema non permettono di fare miracoli”.

Tra le nuove sfide per la rete rientra l’autoconsumo, visto come un’opportunità per rafforzare la resilienza del sistema elettrico, sia dal punto di vista della fornitura sia del prezzo. I dati mostrano un’espansione degli schemi di autoconsumo negli ultimi anni, con un aumento del numero di impianti e della potenza installata. Tuttavia, i ritmi non sono quelli sperati: le ragioni di questo collo di bottiglia sono legate a incertezze normative, difficoltà nell’accesso al finanziamento e alla poca familiarità dei cittadini rispetto all’autoproduzione energetica.



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