Sicurezza energetica e affidabilità dei sistemi sono due elementi fondanti nel processo di transizione verso un'energia più green e sostenibile. In quest'ottica, il Sudafrica ha scelto di affidarsi a un mix di fonti rinnovabili e carbone, il cui apporto verrà gradualmente ridotto in futuro.
Sicurezza energetica e affidabilità dei sistemi sono elementi fondanti del processo di transizione verso la sostenibilità ambientale, come ha sottolineato il ministro delle Risorse minerarie e dell’energia del Sudafrica, Gwede Mantashe, nel corso del National Energy Dialogue.
In ragione di questo, ha aggiunto il ministro, il mix energetico del Paese dovrà includere non solo le rinnovabili ma anche gas, nucleare e carbone.
Fonte, quest'ultima, che verrà gradualmente ridotta nei prossimi anni.
Il National Development Plan (NDP), attuato attraverso il Piano Integrato delle Risorse (IRP), prevede infatti, al 2030, 6 GW di nuova capacità fotovoltaica (per un totale di 8,3 GW, pari a quasi l’11 per cento), 14,4 GW di eolico (17,8 GW totali, pari al 22 per cento), 2,5 GW di idroelettrico (per 4,6 GW totali), ma anche 1,5 GW a carbone.
Il carbone, tenuto conto della quota che sarà comunque dismessa, si attesterà a 33 GW, pari al 43 per cento della capacità totale installata.
Il Governo del Sudafrica, nonostante le proteste delle lobby ambientaliste, ritiene infatti il carbone necessario per sostenere la potenza di carico di base.
Così come il nucleare, per il quale il Dipartimento dell’energia sudafricano presenterà una proposta per 2,5 GW di nuova capacità.
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