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Politica energetica: dopo la Russia, l’America. Nuova sfida per l’Europa

  • POLITICA ENERGETICA
  • 10 apr
  • Tempo di lettura: 2 min

L’aggressione russa all’Ucraina ha imposto all’Europa di rimodellare rapidamente il proprio sistema energetico. Un disegno che ha potuto realizzarsi grazie all’accordo tra la Commissione Europea e l’Amministrazione Biden. Ora Trump mette a rischio anche il gas americano, ma la sua furia distruttrice sta diventando un elemento di propulsione per ridare fiato, anche attraverso la politica energetica, alla costruzione dell’unità europea.

politica energetica europa

L’incendio dei prezzi innescato da Gazprom sin dalla primavera del 2021 - per agevolare il Cremlino nel finanziamento della guerra iniziata nel febbraio 2022 con la brutale aggressione all’Ucraina - ha imposto all’Europa di rimodellare in profondità il proprio sistema energetico.

 

L’impresa non era facile: l’Unione Europea acquistava da Gazprom circa il 40 per cento delle sue importazioni di gas, un volume non facilmente sostituibile in tempi brevi. Tuttavia, quasi tutti i Paesi UE si sono adoperati per affrancarsi dal gas russo, la cui quota nel 2023 si era ridotta al 15 per cento dell’import.

 

La nuova politica energetica e la strategia di diversificazione delle fonti ha fatto perno sullo sviluppo del GNL, che copre oggi circa un terzo del consumo globale del gas naturale nella UE. E la sua quota è destinata a crescere.

 

Questo disegno ha potuto realizzarsi grazie all’accordo tra la Commissione Europea e l’Amministrazione Biden, con la creazione di una task force per la sicurezza energetica. In questo modo, già nel 2022 l’Europa si è assicurata un aumento delle forniture di GNL per 15 miliardi di metri cubi, con l’obiettivo di giungere a 50 miliardi di metri cubi addizionali al 2030. In forza di questi accordi, oggi le importazioni dagli USA coprono circa il 50 per cento dei 120 miliardi di metri cubi di GNL importato e il loro ruolo è essenziale.

 

Si è così raggiunto un nuovo equilibrio, ancora da consolidare e che rischia ora di andare completamente in frantumi. Sono state sufficienti poche settimane a Donald Trump per sconvolgere gli assetti geopolitici strutturati in alcuni elementi essenziali dalla fine della Seconda guerra mondiale in poi, stravolgere linee guida che hanno retto la politica americana sotto le più diverse amministrazioni.

 

“Detto con parole meno forti, The Donald ha una concezione transazionale della politica estera: non ci sono sistemi di valore da difendere, l’Occidente è un’entità astratta, anzi inconsistente, contano solo gli interessi immediati dell’America. Che poi le politiche trumpiane colgano effettivamente gli interessi dell’America è ancora da dimostrare...”.

 

I punti fermi del nuovo corso della politica estera americana sono comunque chiari: dare a Putin un salvagente che gli consenta di affrancarsi dalla sostanziale sudditanza a Pechino, staccando così la Russia dalla Cina, che per Trump è il vero avversario. E - secondo obiettivo evidente - mandare in frantumi l’Unione Europea ignorandola come entità politica, per trattare da posizione di forza di volta in volta con ciascuno dei 27. […]


Leggi un estratto dell’analisi di Giuseppe Gatti su Nuova Energia





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