Come ogni cosa, anche i pannelli fotovoltaici sono soggetti all’usura del tempo, con la conseguente necessità di una loro sostituzione. Aprendo così la strada a un nuovo problema: il loro riciclo, soprattutto quando siamo di fronte a singole o piccole installazioni. In presenza di bassi volumi di rifiuti, infatti, il riciclo dei moduli fotovoltaici in silicio è spesso non economicamente fattibile a causa dell’alto costo di lavorazione.
Una recente ricerca condotta da un gruppo di ricercatori dell’Università del New South Wales, in Australia, sembra aver individuato un procedimento ecologico, ad alto rendimento e basso costo, per gestire e riciclare i moduli fotovoltaici dismessi.
I ricercatori australiani hanno messo a punto un processo che prevede l’utilizzo della separazione elettrostatica per raccogliere ed estrarre materiali preziosi dai pannelli solari. Dopo la raccolta dei pannelli e la loro rimozione del telaio in alluminio, avviene la triturazione delle celle e l’utilizzo di una separazione elettrostatica per produrre una miscela di argento, rame, alluminio e silicio che rappresenta solo il 2-3 per cento del peso originale del modulo fotovoltaico. Materiale che così recuperato sarebbe pronto per essere spedito a un impianto per la purificazione e la lavorazione.
“Questo processo - ha dichiarato Pablo Dias, a capo del gruppo di ricerca - non utilizza sostanze chimiche, non inquina, e produce polvere dalla frantumazione dei pannelli che è possibile gestire anche con bassi volumi e in strutture più facilmente localizzabile vicino alla fonte, con un minore impatto anche a livello di trasporto”.
Attualmente l’Australia ha poca capacità di riciclare i pannelli solari quando raggiungono il loro fine vita; un problema sempre più urgente data l’elevata diffusione del solare sui tetti.
Si prevede che il Paese genererà 145.000 tonnellate l’anno di rifiuti fotovoltaici entro il 2030.
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