L’ente regolatore statunitense accoglie la richiesta di modifiche alla nuova sezione di norme che disciplinano il rilascio delle autorizzazioni per i nuovi reattori nucleari. Parola d’ordine, flessibilità e leggerezza. Soddisfatti gli stakeholder, un po’ meno i critici. Ci sono voluti nove mesi e per l’NRC quella delle nuove regole non è stata una gravidanza facile...
Ha richiesto nove mesi di gestazione, ma esattamente come un bimbo molto desiderato la decisione partorita dalla Nuclear Regulatory Commission statunitense riempie di soddisfazione chi era lì ad attenderla.
È Patrick White, direttore ricerche della NIA - Nuclear Innovation Alliance, a dare il lieto annuncio: i quattro membri dell’ente regolatore per l’energia nucleare ad uso civile hanno ufficialmente decretato la necessità di apportare modifiche alla “Parte 53”, la proposta di regolamento per il rilascio delle autorizzazioni agli SMR, i piccoli reattori modulari cui è affidata gran parte delle probabilità di successo della strategia nucleare bideniana.
Soddisfatti i 20 legislatori bipartisan autori della mozione che nove mesi fa esortava l’NRC ad occuparsi di “questioni chiave ancora irrisolte” nella bozza di regolamento, assicurandosi che la versione finale potesse rispondere all’intento primario della legge: garantire flessibilità e prevedibilità nel procedimento regolatorio.
Un po’ di storia. Nel 2018 il Congresso approva il NEIMA - Nuclear Energy Innovation and Modernization Act, che impone all’NRC di definire un nuovo quadro normativo per i reattori avanzati entro il 2027. Detto fatto, l’ente propone il Part 53, la bozza che andrà ad aggiungersi alle attuali Part 50 e Part 52 che disciplinano le autorizzazioni per i grandi reattori ad acqua leggera con impiego di tecnologie esistenti.
Ma la Part 53, pensata specificamente per le nuove tecnologie - tra cui il reattore nucleare veloce refrigerato al sodio di Terra Power o quelli ad alta temperatura a sali fusi di Kairos Power - non piace agli stakeholder e ai 20 lawmaker che firmano la mozione: contiene nuovi obblighi che potrebbero appesantire il rilascio delle licenze.
Tra i punti da modificare, la rigida checklist per la valutazione probabilistica del rischio, da rimpiazzare con un quadro normativo più adatto ai reattori dal design semplificato che prevedono misure di sicurezza passiva e intrinseca - basati su gravità o differenze di pressione e non sull’intervento di un operatore. Non piace nemmeno la valutazione dei rischi per la salute basata su obiettivi quantitativi, da sostituire con criteri di tipo cumulativo.
E arriviamo all’oggi. Gli sforzi del Governo per alleggerire l’iter autorizzativo per il nuovo nucleare non si esauriscono con il NEIMA: a febbraio la Camera bassa del Congresso approva l’Atomic Energy Advancement Act, che riduce i costi per la concessione delle licenze e ordina all’NRC di aggiornare le proprie procedure di monitoraggio e valutazione ambientale in materia di reattori. Per l’ente, dunque, la nuova versione del regolamento in cui la Part 53 rifletta le richieste degli stakeholder e del governo sarà un altro parto, per il quale ci vorranno altri sei mesi.
Esattamente un anno fa, la NRC dichiarava che nelle nuove regole avrebbero trovato spazio le nuove tecnologie, per le quali manca ancora una significativa esperienza sul campo. Tagliente il commento del direttore della sezione nucleare della Union of Concerned Scientists, Edwin Lyman.
“Il problema fondamentale - sostiene Lyman - è che la Nuclear Regulatory Commission si trova a dover autorizzare l’utilizzo di reattori senza sapere come funzionano”.
Come ogni neogenitore alla prima esperienza, anche l’NRC non sa come comportarsi. E allora, auguri alla mamma.
Carolina Gambino
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