Il prossimo inverno si prospetta per tutta Europa particolarmente difficile sul piano energetico. Il Paese più in difficoltà e che più rischia nei prossimi mesi, per via dell’eccessiva dipendenza dal gas naturale russo, è la Germania.
Numerose le iniziative intraprese per limitare i danni: dall’introduzione di sovrapprezzi sul gas naturale consumato dalle famiglie alla riattivazione delle centrali a carbone per prevenire blackout. Niente di risolutivo però, tanto da portare un’intera classe politica a ritornare sui propri passi. Secondo il Wall Street Journal, infatti, sarebbe prossima la decisione di prolungare oltre il 31 dicembre di quest’anno l’operatività delle ultime tre centrali elettronucleari tedesche rimaste (a inizio anno erano ancora sei).
Più di qualcuno ricorderà che la decisione tedesca di abbandonare nell’arco di dieci anni la produzione nucleare arrestando tutti i 17 reattori allora in funzione fu presa pochi mesi dopo l’incidente alla centrale giapponese di Fukushima dell’11 marzo 2011, accelerando e incrementando scelte prese all’inizio del nuovo secolo.
La cancelliera Angela Merkel istituì addirittura una Commissione etica sulla fornitura sicura dell’energia che in meno di due mesi produsse un rapporto che raccomandava di chiudere tutte le centrali nucleari tedesche “il più rapidamente possibile”.
Secondo l’autorevole quotidiano americano, che ha raccolto dichiarazioni di alcuni alti funzionari del governo tedesco, la decisione sarebbe ormai presa benché alcuni dettagli siano ancora in discussione e, soprattutto, nonostante manchi la formalizzazione del gabinetto del cancelliere tedesco Olaf Scholz e con tutta probabilità un conseguente voto in Parlamento. La disposizione dovrebbe anche attendere l’esito di una valutazione del fabbisogno energetico tedesco, che si concluderà nelle prossime settimane.
Già la scorsa settimana lo stesso Scholz aveva accennato alla questione, affermando - per la prima volta - che potrebbe avere senso mantenere in funzione gli ultimi tre reattori tedeschi, uno per ogni centrale: Isar 2 in Baviera, Neckarwestheim 2 nel Baden-Württemberg ed Emsland nella Bassa Sassonia, gestite rispettivamente da E.ON, EnBW e RWE. Le centrali insieme coprono solo il 6 per cento dei consumi elettrici tedeschi e tuttavia, mai come in questo frangente, sostituirle sarebbe oneroso.
Il ministero dell’Economia e dell’ambiente, guidato da Robert Habeck dei Verdi, ha già svolto uno stress test a inizio 2022, dal quale è emerso che i reattori nucleari non avrebbero aiutato a risolvere una possibile crisi energetica. Tuttavia, dopo la riduzione dell’80 per cento dei flussi di gas russo destinato alla Germania, ripetutamente verificatasi durante il mese di luglio, è stata avviata una prevista e più ampia altra analisi che tenesse conto di una perdurante carenza di gas per il prossimo inverno.
In ogni caso, pare chiaro che la difficile questione nucleare sia ormai riaperta - andrebbe anche deciso e discusso per quanto tempo andrebbero mantenute in funzione le centrali: pochi mesi o pochi anni? - e, benché alcuni gruppi ambientalisti abbiano già minacciato azioni legali, questo non è certo un male tanto per il clima quanto per i prezzi del gas naturale, non solo tedeschi evidentemente.
a.s.
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