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POLITICA ENERGETICA

Nucleare in Slovenia, altri 20 anni di vita per la centrale di Krško

Mentre in Italia sembra essersi riaperto un timido spiraglio per un dibattito serio sul nucleare, il governo della Slovenia ha deciso di prolungare il funzionamento della centrale nucleare di Krško (NEK), situata al confine con la Croazia, per altri 20 anni.

È stata infatti approvata una nuova valutazione di impatto ambientale che renderà possibile estendere la vita operativa dell’impianto di Krško da 40 a 60 anni, portandola a tutto il 2043.

In funzione dal 1983, NEK ha una capacità di 696 MW e garantisce una produzione media annua di energia elettrica di 5,7 TWh, consentendo di coprire il 20 per cento della domanda slovena di energia elettrica e il 16 per cento di quella croata attraverso una rete da 400 kV. La centrale dispone inoltre di un impianto di stoccaggio a secco per il combustibile nucleare usato, completato a fine 2022.


La valutazione di impatto ambientale è stata preparata, su incarico del Ministero dell’Ambiente della Slovenia, da un gruppo di lavoro multinazionale composto da oltre 50 esperti e rilasciata dopo controlli durati due anni, in conformità con le normative internazionali e in linea con la Convenzione sulla valutazione dell’impatto ambientale in un contesto transfrontaliero e le linee guida delle Nazioni Unite (UNECE). In particolare, la valutazione ha avuto come focus i miglioramenti della sicurezza, la riduzione delle probabilità di incidenti ambientali e l’impatto del cambiamento climatico e di altri fattori esterni.


La Slovenia ha inoltre annunciato un referendum per la costruzione di un secondo reattore nella centrale di Krško; espansione sostenuta anche dalla Croazia. Secondo le stime del Governo di Lubiana, il secondo blocco avrebbe un costo di circa 6 miliardi di euro e consentirebbe di portare la produzione annua di energia elettrica della centrale a 8,8 TWh.

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