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SCENARI

Nucleare: dove vai se la norma non ce l’hai?

L’ultimo tentativo di ritornare alla produzione di energia da fonte nucleare in Italia è un esempio emblematico delle difficoltà e dei ritardi che il nostro Paese è solito incontrare. Ripassare le vicende del 2009-2011 serve a ricordare come siano mancati un sereno e leale confronto tra Stato, Regioni ed Enti locali, e un dibattito approfondito in seno all’opinione pubblica. Ne scrivono Antonio Di Martino e Antonio Sileo su Nuova Energia.



Come la fenice, il nucleare è ritornato nel dibattito italiano. Con l’inizio della XIX Legislatura da più parti è stata ribadita la necessità che il nostro Paese si doti di una fonte pulita - almeno in relazione alle emissioni climalteranti - ed esente da problemi di discontinuità e consumo di suolo, ma ben più di altre soggetta a problemi di accettabilità, come (appunto) l’energia nucleare - o, meglio, il ritorno alla produzione di energia da fonte elettronucleare.

 

“Va detto subito - esordiscono Di Martino e Sileo - che in Italia, ma anche altrove, da tempo e in misura crescente l’accettabilità scarseggia per qualsivoglia opera”.

 

Tuttavia, nel caso specifico dell’uso a fini energetici e pacifici dell’energia atomica (come si diceva una volta), gli aspetti del consenso trascendono i rapporti con i territori ospitanti gli impianti per assumere un carattere sistemico.

 

“La produzione di energia da fonte nucleare, al di là del tipo e della taglia degli impianti, necessita di un consenso multidimensionale che deve cementarsi tra istituzioni, livelli di governo e, non ultimi, tutti i semplici cittadini”.

 

Prescindendo, dunque, dalle questioni economiche e di mercato - non semplici e tutt’altro che scontate - è utile ripercorrere cosa sia avvenuto nell’ultima rinascita nucleare bruciata dal referendum di giugno 2011. Sperando di evitare almeno qualche errore del passato.


Questo perché l’atomo, per avere successo, richiede che tutti gli anelli di una lunga catena -industria, utility, autorità di sicurezza e di regolazione, Pubblica Amministrazione - funzionino bene. Una condizione che non può essere disgiunta da un set di norme e regole efficaci.


“Se si partisse nel corso di questa legislatura, ci sarebbero - almeno sulla carta - i tempi e una maggioranza sufficientemente trasversale per varare nuove indispensabili norme per ripartire da dove ci si era fermati oltre un decennio fa. Che poi vale a dire da zero”.

 

Uno scontro Regioni-Governo e un nuovo referendum sarebbero inevitabili? Diciamo decisamente probabili; quello che potrebbe variare potrebbe essere l’esito. Non sarebbe scontato, ad esempio, il raggiungimento del quorum per il referendum. Naturalmente - siamo italiani - se anche una nuova legislazione superasse indenne il vaglio referendario, siamo certi che non mancherebbe la chiamata in causa di giudici amministrativi e costituzionali.

 

Una cosa, però, andrebbe tenuta preliminarmente bene a mente. Prima di ripartire con una nuova produzione di energia elettronucleare, bisognerebbe mettere (quasi del tutto) a posto quello che resta della vecchia. Ci riferiamo segnatamente al mitico deposito nazionale, un’infrastruttura ambientale di superficie dove saranno messi in sicurezza i rifiuti radioattivi prodotti in Italia, generati dall’esercizio e dallo smantellamento delle quattro centrali, con reattori di tre differenti tecnologie, dei cinque impianti legati al ciclo del combustibile e di un reattore di ricerca, nonché di quelli derivanti dalle attività di medicina nucleare e industriali.

 

Insomma, per essere sufficientemente credibili e per parlare di nuovo (nucleare), occorre prima mettere a posto il vecchio.



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