Le risorse, ormai lo sappiamo bene, non sono infinite. La crescita della popolazione, l’industrializzazione e la digitalizzazione porteranno a una crescita della domanda di materie prime che è destinata ad aumentare in modo esponenziale, soprattutto nel prossimo decennio.
Il tema dell’approvvigionamento dei materiali rari preoccupa anche la Comunità europea, tanto da spingere la Commissione a stilare un elenco di materie prime critiche (CRM) e ad aggiornarlo ogni 3 anni.
Le materie prime sono alla base delle tecnologie pulite, dei pannelli solari, delle turbine per l’eolico, delle auto elettriche e dell’illuminazione a basso consumo. Gli sfidanti obiettivi di decarbonizzazione insieme a quelli legati alla produzione di energia rinnovabile ci fanno intuire perché l’UE si interessi tanto all’accesso e alla reperibilità di queste risorse.
Le terre rare non riguardano solo le alte sfere energetiche e l’industria; in realtà ci sono molto più vicine di quello che crediamo. Un ormai comunissimo smartphone può contenere fino a 50 tipi di metalli diversi. Che se non fossero facilmente fruibili potrebbero rendere il telefono - e altre comodità - molto meno comuni.
Nel 2020 l’UE ha effettuato la più recente valutazione di criticità su materie prime non energetiche e non agricole. Tra terre rare pesanti e leggere, metalli del gruppo del platino ed elementi singoli, si è arrivati a una lista di 83 nomi, più del doppio rispetto al primo elenco stilato nel 2011.
Tra le nuove entrate, troviamo bauxite, litio, titanio e stronzio. È stato invece escluso l’elio per la sua scarsa importanza economica, pur con qualche preoccupazione per la sua distribuzione molto concentrata. Il nichel è tra gli elementi da tenere d’occhio per il prossimo elenco, per la prevista crescita nella domanda di accumulatori.
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