Una delle criticità che accompagna il percorso verso la decarbonizzazione è lo sfruttamento dei minerali critici, come litio, nickel, cobalto, manganese e grafite indispensabili per le batterie delle auto elettriche e le cosiddette terre rare, essenziali ad esempio per le turbine eoliche.
In Serbia, il cui sottosuolo ospita tra le più grandi riserve di litio al mondo, è in fase di realizzazione il controverso progetto per l’estrazione di un silicato di litio e boro chiamato jadarite, dal nome del fiume Jadar nei pressi del quale è stato scoperto. Lo sfruttamento della miniera, che sorge a circa 130 chilometri da Belgrado e dovrebbe essere produttiva dal 2026, trasformerebbe la Serbia in uno dei maggiori produttori di litio, definito ormai oro bianco.
Un progetto che però rischia di produrre, secondo gli oppositori del Governo, danni ambientali maggiori dei supposti benefici economici, mettendo in pericolo la salute pubblica degli abitanti delle zone interessate; in particolare per l’arsenico che potrebbe finire nei corsi d’acqua. Secondo il Governo serbo, i progetti relativi allo sfruttamento della jadarite porteranno più di 1.000 nuovi posti di lavoro diretti e altri 1.500 indiretti e contribuiranno per l’1 per cento al PIL del Paese. Zorana Mihajlović, ministro delle Miniere e dell’energia, ha dichiarato che il valore complessivo delle riserve minerarie in Serbia è di oltre 200 miliardi di euro.
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