Come la maggior parte dei Paesi, anche il governo dello Stato ebraico sta cercando di accelerare nel proprio programma di decarbonizzazione, nel quadro degli impegni di sostenibilità assunti con l’Accordo di Parigi.
Infatti, pur facendo ancora affidamento principalmente sul gas naturale per soddisfare i propri fabbisogni energetici, Israele ha deciso di dare nuovo impulso allo sviluppo delle rinnovabili, in particolare all’energia solare, che rappresenta oggi solo l’8 per cento dell’energia elettrica prodotta dal Paese.
“Israele si sta muovendo con decisione verso l’energia rinnovabile - ha detto Gideon Friedman, responsabile del Chief Scientist Office del Ministero dell’Energia israeliano - e l’unica soluzione praticabile per le risorse naturali esistenti nel Paese è attualmente il solare”.
Il governo ha recentemente indetto una gara d’appalto per la costruzione di due centrali fotovoltaiche ad Ashalim, nel Negev, per una potenza complessiva di circa 242 MW, che si andranno ad affiancare alle due già in fase di ultimazione da 70 MW ciascuna. Grazie al sostegno del governo, nel Paese si sta anche sviluppando l’uso di sistemi fotovoltaici decentralizzati collegati alla rete elettrica. Israele ha inoltre fissato nuovi obiettivi di decarbonizzazione, passando dal 17 al 20 per cento di generazione da FER al 2025 e dal 20 al 30 per cento entro il 2030.
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