Oltre un milione di megawatt in progetti di generazione e storage sono in attesa di essere allacciati alla rete di trasmissione statunitense. Purtroppo in tutto il Paese i processi di interconnessione sono lenti e malfunzionanti. Difficile obiettare: le cosiddette “code di connessione” - le liste d’attesa nelle richieste di collegamento - nel 2022 sono aumentate del 40 per cento rispetto all’anno precedente.
Secondo un report del Lawrence Berkeley National Laboratory dell’aprile 2023, per la maggior parte si tratta di eolico, fotovoltaico e storage, un contributo prezioso alla decarbonizzazione del sistema elettrico che viene lasciato in stand-by. La Federal Energy Regulatory Commission non nega il problema, e in agosto emana un decreto specifico per riformare il sistema, imponendo l’obbligo per i gestori dei servizi di trasmissione di esaminare le richieste in cluster e scremare quelle di tipo speculativo, servendo prima i progetti già pronti per l’allacciamento, indipendentemente dall’ordine temporale delle domande.
Ma non è abbastanza, sostengono gli esperti: anche con un approccio che sfoltisce il numero di candidati in base al livello di “prontezza” non sarà possibile smaltire le chilometriche code di domande in attesa di approvazione. Peraltro, l’analisi dei progetti a gruppi e non singolarmente è già una pratica comune presso diversi operatori, inclusi quelli attivi in California, stato di New York, Colorado e una serie di player interstatali. Risulta evidente che l’accorpamento delle richieste sotto scrutinio non è la chiave per velocizzare l’allacciamento.
A sondare più in profondità i motivi della insostenibile pesantezza del percorso di approvazione ci prova allora la scorecard dell’associazione di imprese Advanced Energy United, che si affida ai consulenti di Grid Strategies e Brattle Group per l’elaborazione di un questionario che valuta e attribuisce un punteggio agli iter delle richieste presso i vari operatori della rete di trasmissione sulla base di dati quantitativi e qualitativi.
Nella foto di classe post pagella, in prima fila troviamo i secchioni di Texas e California, in ultima posizione (praticamente dietro la lavagna) PJM Interconnection, operatore attivo in 13 Stati + il District of Columbia, che risulta - al pari del compagno di classe ISO NewEngland, al servizio in sei Stati - particolarmente scarso nella materia “soluzioni alternative”, come la condivisione o il trasferimento dei punti di interconnessione già esistenti. I due player portano a casa, rispettivamente, un D+ e un D-, più o meno equivalenti a un quasi insufficiente e a un gravemente insufficiente.
Il sistema di valutazione dell’AEU potrà, secondo l’associazione, fornire una base di partenza per la valutazione dei progressi nel campo, fornendo così un utile metro della bontà e livello di attuazione delle nuove regole della riforma.
Tra gli alunni migliori già citati CAISO, l’operatore californiano, si distingue per l’approccio proattivo con l’impiego di soluzioni che permettono ai progetti di entrare in funzione anche prima che siano completati i necessari upgrade alla rete, ed ERCOT, il player texano, in grado di procedere all’esame di un gran numero di nuove richieste con tempi e costi ragionevoli.
Quanto agli ultimi della classe, chi si piazza sotto un 10 per cento di risposte evase e progetti allacciati rispetto al numero di richieste probabilmente impiega iter mal concepiti o inutilmente onerosi. Per recuperare i debiti formativi e mettersi al pari con i programmi dell’Autorità, gli operatori avranno tempo fino al 3 aprile di quest’anno. C’è ancora speranza di evitare la bocciatura.
Carolina Gambino
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