I cartoni animati di oggi sono tutt’altra cosa rispetto a quelli che guardavamo noi qualche decennio fa.
A parte l’immortale Siamo fatti così dedicato a spiegare il corpo umano, ben pochi erano educativi, formativi, didattici.
Oggi anche la serie animata più “fiabesca” contiene messaggi di educazione civica e sociale, che ai tempi ci scordavamo, presi com’eravamo da manga
giapponesi, robot o nanetti blu.
I nanetti di oggi non sono più blu e non vivono in un villaggio scappando dal gatto di turno, oggi questi esserini sono molto più colorati e si intrufolano dappertutto per spiegare tante cose, spesso levando di impiccio i poveri genitori
alle prese con l’ennesimo perché.
Si chiamano storybots e il loro compito è proprio quello di rispondere alle domande dei bambini. Lavorando nel settore dell’energia, un episodio in particolare ha attirato l’attenzione mia, ma soprattutto quella di mio figlio, quattrenne attempato: “Che cos’è l’elettricità?”. Ed ecco iniziare il viaggio degli esserini colorati, che dall’elettrodomestico arrivano alla presa, poi su per il traliccio e, camminando camminando, giungono alla centrale, non prima di aver cantato le lodi – cantato per davvero, con tanto di orrida e orecchiabile canzoncina – di Edison e della sua lampadina.
Confesso, mi sarei aspettato che la meta finale fosse il solito impianto di energia rinnovabile, subissati come siamo da messaggi di energia pulita per salvare il Pianeta. D’altronde, spiegare a dei bambini cos’è “quella cosa che dà energia alle cose quando serve” sarebbe stato molto più semplice usando un parco eolico o una centrale idroelettrica. Più politically correct, diciamocelo, anche se Greta non era ancora salita all’onore delle cronache quando si apprestavano a scrivere le trame degli episodi.
E invece, ecco la sorpresa. Gli esserini arrivano finalmente alla centrale elettrica.
Gli apre la porta... anzi, il buco, un topo che li accompagna fin dentro alla turbina – con tanto di rotore palettato! – non prima di aver visto da cosa viene fatta girare: dal vapore. Il topo non manca di ricordare agli storybots che ci sono anche altre fonti di energia, ma in quel caso il vapore veniva prodotto “bruciando combustibili fossili”. Non c’è tempo di capire quale combustibile in particolare, perché ci siamo già infilati dentro il generatore. E dal generatore all’atomo è un attimo: veniamo catapultati in un mondo di protoni, neutroni ed elettroni che cantano, ballano e soprattutto saltano.
Grazie storybots per aver spiegato a mio figlio la realtà e non le promesse protocollose dei politici di turno.
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