L’idrogeno (rinnovabile, ma non solo) sta sperimentando una fase di notevole interesse a livello globale. Flessibilità e versatilità degli impieghi ne motivano la rilevanza crescente nelle strategie di diversificazione energetica e decarbonizzazione di quasi tutti i Paesi.
Tuttavia, l’idrogeno non è disponibile in natura allo stato libero e il suo contributo alla decarbonizzazione dipende dalla modalità con cui è prodotto. Senza dimenticare gli alti costi di produzione, almeno per ora, che rallentano una maggiore penetrazione dell’idrogeno prodotto da fonti rinnovabili.
Un focus sugli economics e sui possibili impieghi dell’H2 verde per decarbonizzare i settori hard-to-abate è presentato da Antonello Di Pardo e Michele Masulli su Nuova Energia.
“In Italia, oggi, per soddisfare il consumo di idrogeno impiegato per uso non energetico (608.000 tonnellate nel 2022) con H2 verde, sarebbe richiesto un fabbisogno addizionale di energia rinnovabile pari a circa il 9-10 per cento dell’attuale domanda elettrica totale”.
A ciò si dovrebbe poi aggiungere il fabbisogno necessario per soddisfare la domanda di energia termica dei settori hard-to-abate, che stimandola in misura conservativa comporta un ulteriore consumo addizionale di idrogeno verde di circa 200.000 tonnellate l’anno.
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