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RICERCA

Idrocarburi, tutto il mondo è Paese: proteste in Argentina per nuove esplorazioni offshore

Per aumentare la propria produzione di petrolio e gas, strategica per l’economia del Paese e fondamentale per rispondere alla crescente domanda di energia, il governo dell’Argentina ha autorizzato l’esplorazione offshore in due aree situate tra 300 e 450 chilometri dalla costa della città di Mar del Plata, nella cosiddetta Cuenca Argentina Norte.

Il progetto prevede l’esplorazione di idrocarburi attraverso la registrazione di immagini del sottosuolo marino. Effettuata per la prima volta in acque profonde (fino a 4.000 metri), la procedura consiste nell’installazione di dieci cavi sottomarini, con un’estensione compresa tra 8.000 e 10.000 metri, collegati a tre fonti di energia da cui vengono emessi suoni. La rifrazione di questi suoni viene catturata da microfoni subacquei, detti idrofoni, che consentono l’interpretazione di queste rifrazioni nelle immagini 2, 3 e 4D consentendo di individuare dove effettuare le perforazioni.


Proprio questa tecnica ha dato vita a crescenti proteste, non solo di associazioni ambientaliste, ma anche di centinaia di artisti, scienziati, intellettuali, gruppi di cittadini e del Vescovado di Mar del Plata che temono che questi test possano arrecare danni all’ecosistema, in particolare alla sopravvivenza della balena franca australe, dei delfini, del pinguino di Magellano, oltre ad avere conseguenze sull’industria della pesca e del turismo.


“Grazie al lavoro congiunto con le agenzie statali - ha dichiarato Dario Martinez, segretario all’Energia del governo argentino - abbiamo ottenuto il Permesso di Impatto Ambientale. Il nostro Paese rispetta tutti gli standard di tutela ambientale nello svolgimento di queste pratiche, così come avviene nei Paesi più sviluppati del mondo, come Canada, Olanda, Norvegia e Brasile, che svolgono questa attività in mare da oltre 50 anni”.

L’uso di questa tecnica di esplorazione risale infatti alla fine degli anni ’50 del secolo scorso e sulla costa di Buenos Aires con questo metodo sono stati perforati 18 pozzi, l’ultimo nel 1997.

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