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INDUSTRIA

Gozzi (Ferderacciai): “Le rinnovabili non bastano, serve baseload decarbonizzato”

Scattare alcune foto, rispondere a qualche provocazione e tentare di fare una previsione sul futuro della siderurgia, senza dimenticare il tema trasversale dell’energia. Questa, in sintesi, la trama dell’ampia intervista ad Antonio Gozzi, presidente di Ferderacciai e di Duferco Holding, pubblicata sul numero in distribuzione di Nuova Energia.

Antonio Gozzi - Foto di ImagoEconomica

Analisi e riflessioni che toccano anche il grande tema della decarbonizzazione in uno dei settori nevralgici per il Sistema Italia. Tra gli idrocarburi, il gas è quello che ha il minore impatto ambientale ed è il più facile da decarbonizzare.


“Le rinnovabili non bastano. E lo dico da rappresentante di un settore che sta intensamente investendo in queste fonti, in particolare fotovoltaico. Ma, per quanto investiamo in rinnovabili, la loro intermittenza rende difficile creare profili di consumo da scambiare con contratti a lungo termine”.

Con la disponibilità in un numero limitato di ore annue, è possibile coprire al massimo 2.000 ore delle 8.000 che la siderurgia lavora ogni anno: occorre dell’energia di base decarbonizzata.


“Le uniche due fonti possibili sono il gas nel breve periodo - in centrali a ciclo combinato con l’applicazione di CCUS (Carbon Capture, Utilizazion and Storage) che azzerano le emissioni di CO2 - e in prospettiva il nucleare. Terzium non datur”.

Tuttavia, nonostante le difficoltà, prosegue il viaggio del nostro Paese per raggiungere l’obiettivo della neutralità carbonica, con risultati di cui spesso vantarsi. L’Italia, ad esempio, è l’unica al mondo ad avere più dell’80 per cento dell’acciaio da forno elettrico: nel 2022 su 23 milioni di tonnellate, oltre 20 milioni sono state prodotte in maniera sostanzialmente decarbonizzata.


“La siderurgia italiana è campione mondiale di sostenibilità. Lo Scope 1 è praticamente raggiunto, salvo per quel piccolo footprint carbonico del gas utilizzato per alimentare i forni di riscaldo dei laminatoi. Riusciremo sicuramente ad essere in compliance con le regole europee al 2030 e ci stiamo occupando anche di questa parte residua seguendo due strade”.

Una è quella del biometano. La Pianura Padana è ricca di aziende zootecniche e agricole che per mantenere la propria sostenibilità economica possono realizzare biodigestori e vendere il biometano con contratti a lungo termine. L’elettrosiderurgia italiana è un cliente e potenzialmente anche un investitore.

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