La decarbonizzazione degli usi elettrici e del calore costituiscono un obiettivo prioritario e ineludibile. Una sfida che deve essere affrontata anche utilizzando la geotermia, una risorsa rinnovabile e flessibile che per diversi motivi non è stata ancora adeguatamente sviluppata.
A questo proposito, il nostro Paese ha un sottosuolo caratterizzato da una inesauribile produzione di calore naturale legato alla giovane evoluzione geodinamica, che rende possibile anche l’estrazione di minerali strategici dai fluidi geotermici. Sul tema interviene Bruno Della Vedova, presidente UGI-ETS, Unione Geotermica Italiana, sul numero di Nuova Energia in distribuzione.
“L’European Geothermal Energy Council - esordisce Bruno Della Vedova - ha stimato che la geotermia ha tutte le caratteristiche e potenzialità di risorsa e di mercato per essere un attivatore chiave della transizione energetica”.
In Europa potrebbe infatti contribuire a soddisfare il 10 per cento dei consumi elettrici e più del 25 per cento dei consumi termici, mediante un’adeguata roadmap di tutti i Paesi dell’Unione per raggiungere gli obiettivi fissati al 2030 e 2050.
Una fonte che in Italia, nonostante rivesta un’importanza strategica (Legge 134/2012), resta purtroppo ancora largamente sottoutilizzata.
“La produzione geotermoelettrica - prosegue il presidente UGI-ETS - rappresenta solo il 2,1 per cento della produzione nazionale, mentre proviene dalla risorsa geotermica solo l’1,35 per cento del consumo di calore da FER, sebbene le sue potenzialità potrebbero offrire un contributo assai più rilevante”.
In Europa intanto qualcosa si muove, con diversi Paesi che stanno pianificando uno sviluppo strutturale e duraturo del settore geotermia.
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