Era del tutto prevedibile che si sarebbe presentato per le rinnovabili il rischio di ripetere in mare l’anarchia che si è verificata a terra, con una localizzazione degli impianti - sia convenzionali, sia rinnovabili - guidata dalla facilità di ottenere le autorizzazioni e non dalla struttura del sistema elettrico.
Anche a Bruxelles succede talvolta che la mano destra non sappia quello che fa la sinistra e si producano paradossali contraddizioni. È quanto successo - lo spiega Giuseppe Gatti, su Nuova Energia - con due provvedimenti assunti dalla Commissione a distanza di pochi giorni: il deferimento dell’Italia alla Corte di Giustizia europea per la mancata osservanza degli obblighi posti dalla Direttiva UE 2014/89 e l’approvazione dello schema del Decreto FER 2.
La Direttiva 2014/89, nota come Direttiva PSM (Pianificazione dello Spazio Marittimo), prevedeva che entro il 31 marzo 2021 i 22 Stati rivieraschi dell’Unione adottassero specifici Piani di Gestione degli Spazi Marittimi (PGSM), definendo ambiti e modalità di esercizio delle attività economiche - a partire dalla pesca - turistiche e sociali in una logica di sostenibilità dell’ecosistema marino.
A giugno 2021, i PGSM avrebbero dovuto essere comunicati alla Commissione. A dicembre 2021 nove Stati non avevano ancora notificato i loro Piani: quattro erano in fase conclusiva, altri cinque - Italia, Romania, Croazia, Grecia e Cipro - ne erano ben lontani. Di fronte all’inerzia italiana e nella perdurante latitanza delle istituzioni si è arrivati nel 2024 al deferimento alla Corte di Giustizia.
La seconda vicenda si sviluppa in parallelo. A dicembre 2022 la Conferenza unificata approva la bozza del Decreto FER 2 che autorizza gli aiuti di Stato previsti per le fonti rinnovabili innovative o dai costi particolarmente elevati. Le misure di incentivazione dovrebbero dispiegarsi su di un arco di 20-25 anni, con un ammontare complessivo che potrebbe arrivare a 35 miliardi di euro - stima del Governo italiano - grosso modo 1,5 miliardi l’anno. Con il che, il monte premi cumulato delle rinnovabili si attesta sui 200 miliardi di euro. La bozza è notificata alla Commissione, che dà il suo via libera e il Decreto va in Gazzetta Ufficiale.
“A questo punto vi chiederete cosa ci sia di strano in questa storia: l’Italia è primatista nelle infrazioni per mancato recepimento o implementazioni delle Direttive e tanto è allergica alla concorrenza quanto predilige gli aiuti di Stato”.
Quello che non torna - e in questo consiste la contraddizione - è che a Bruxelles nessuno abbia colto l’implicito collegamento tra Decreto FER 2 e mancata predisposizione dei PGSM. Nel FER 2 la parte assolutamente preponderante degli incentivi, non meno dell’80 per cento del totale, è riconducibile all’eolico offshore, che avrebbe dovuto essere disciplinato, quanto ad individuazione delle aree con la relativa potenza disponibile, proprio dai PGSM.
Più del deferimento alla Corte di Giustizia, sarebbe stato di pungolo condizionare l’erogazione degli incentivi per gli impianti offshore alla definizione dei PGSM, che invece rischiano ora di risultare largamente svuotati di ogni capacità programmatoria.
“Indubbio errore da parte di Bruxelles aver ignorato la connessione tra i due dossier, ma errore ben più grave quello italiano: non aver colto l’occasione per impostare in termini ordinati il complesso problema delle assegnazioni degli spazi marittimi per gli impianti offshore”.
Difficile ora recuperare un’occasione persa: bisognerebbe resettare le procedure autorizzative in corso (con gli inevitabili ricorsi), definire rapidamente i Piani di gestione e varare una nuova normativa disciplinando le procedure di gara. Un atto di coraggio che è illusorio attendersi.
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