Che la pompa di calore fosse una tecnologia affidabile ed efficiente era risaputo. Ora però uno studio condotto dall’Università di Oxford e dal Regulatory Assistance Project - organizzazione indipendente nata con l’obiettivo di accelerare la transizione - ha evidenziato come siano due volte più efficienti di una caldaia tradizionale, anche a basse temperature.
Lo studio ha analizzato le prestazioni delle pompe di calore ad aria, le più facili da installare, in sette diversi ambienti climatici. Concentrandosi sull’efficienza delle PdC in climi miti, ovvero con temperature medie nel mese di gennaio non inferiori a -10 gradi, e climi freddi con temperatura fino a -30 gradi di media, i ricercatori hanno potuto stabilire che tra +5 e -10 gradi Celsius, il coefficiente di prestazione (COP) è pari a 2,74.
In caso di temperature prossime ai -30 gradi, il COP si attesta tra 1,5 e 2, con un’efficienza comunque maggiore rispetto a caldaie a gasolio o a gas naturale. Il COP è l’indicatore principale dell’efficienza della pompa di calore e indica il rapporto tra il calore utile prodotto e l’energia consumata.
Lo studio ha inoltre evidenziato come nel periodo 1990-2020 molti Paesi UE hanno avuto inverni relativamente miti, con temperature medie di gennaio comprese tra i 9,1 °C del Portogallo e i -9,2 °C della Finlandia, e l’80 per cento delle famiglie europee vive in luoghi dove le temperature medie non scendono al di sotto di 0 °C. Condizioni dove un’adozione più ampia di pompe di calore ad aria può quindi rappresentare una soluzione per accelerare la decarbonizzazione.
Comentarios