I numeri parlano da soli. Nel 2022, secondo i dati dell’Ufficio Studi di ANIMA Confindustria, il comparto della meccanica italiana ha fatturato 54,5 miliardi di euro, occupando circa 225.000 addetti. Dati resi ancor più importanti dal fatto che 39,4 miliardi di euro sono da attribuire all’export.
Un segmento che ha registrato uno sfavillante +11 per cento rispetto all’anno precedente, nonostante le difficoltà che hanno caratterizzato i mercati, a partire dal reperimento delle materie prime, e i mutati scenari geopolitici. Posizionamento e competitività che non possono essere messi a rischio dai nuovi standard ambientali richiesti dall’Europa con la tassonomia verde e che trovano impreparate soprattutto le realtà più piccole della filiera.
Da qui la necessità di instaurare un dialogo sempre più costante e propositivo con le istituzioni, per supportare l’accelerazione tecnologica del settore. Tema che è stato al centro dell’assemblea di ANIMA Confindustria, l’organizzazione industriale di categoria che rappresenta le aziende della meccanica varia e affine, dal titolo esplicativo: Condividere le esperienze per crescere. Competitivi nel cambiamento.
E le istituzioni hanno risposto all’appello. Presenti all’assemblea Mauro Battocchi, vicedirettore generale per la Promozione del Sistema Paese e direttore centrale per l’internazionalizzazione economica del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, Fabrizio Penna, capo dipartimento Unità di Missione per il PNRR - Ministero dell’Ambiente e della Sostenibilità Energetica.
“Le imprese del manifatturiero - ha dichiarato Marco Nocivelli, presidente di ANIMA Confindustria - sono all’avanguardia e rappresentano delle eccellenze in ottica di sviluppo tecnologico e sostenibile. Il rischio è che le realtà medio-piccole restino indietro, se non adeguatamente supportate”.
Competitività sul mercato globale che non può prescindere dall’innovazione industriale e dalla transizione ecologica, con la necessità di ricercare sempre nuove soluzioni per migliorare la qualità dei prodotti e l’efficienza energetica.
“È fondamentale - continua Nocivelli - che lo Stato sostenga concretamente l’industria manifatturiera con piani strutturali a medio-lungo termine, permettendo a tutti i player di raggiungere quell’evoluzione tecnologica e quella digitalizzazione che sono determinanti per il posizionamento sui mercati esteri”.
Per questo è necessario un dialogo costante e propositivo con le istituzioni. Come associazione, ANIMA Confindustria ha avviato anche una serie di progetti per aiutare le aziende del settore nel percorso della transizione: Anima Innovazione, dedicato allo sviluppo e alla digitalizzazione; Anima Ambiente, su tematiche di sostenibilità ambientale, sociale e di governance; e Anima Idrogeno, per la futura filiera dell’H2.
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