“Donald Trump è stato sconfitto, anche se non è in grado di accettarlo; ma il punto è un altro. È stato sconfitto, ma non è stato ripudiato: ha avuto 75 milioni di voti e secondo un recente sondaggio i ¾ dei suoi elettori non credono nell’esito elettorale”. Questo dice quanto sarà complicato il lavoro per il nuovo Presidente USA, quando hai circa 55 milioni di persone che nemmeno si fidano dei risultati delle elezioni....
Per capire quali sono le difficoltà e le sfide che attendono oggi il settore dell’energia statunitense Fereidoon Sioshansi, presidente di Menlo Energy Economics, ha iniziato il suo intervento al quinto Energy Symposium AIEE Current and future challenges to energy security. Energy perspectives beyond Covid-19 condensando sinteticamente i 4 anni di presidenza Trump.
“Obliterare l’eredità di Obama è stata la prima cosa che Trump ha fatto, all’inizio del suo incarico; qualsiasi cosa il predecessore avesse fatto in ambito energetico e ambientale, Trump l’ha disfatta”.
Poi, sempre secondo l’analisi di Sioshansi, il tycoon ha messo a capo delle tre maggiori realtà che si occupano di politica energetica e ambientale negli USA - l’EPA Environmental Protection Agency, il DOE Department of Energy, e il DOI Department of Interior - persone “ostili a queste agenzie. È come mettere Al Capone a capo della polizia, o una volpe a fare la guardia al pollaio. Ha fatto la peggiore scelta possibile in questi tre dipartimenti così critici”.
Tuttavia, nonostante gli sforzi, nonostante tutto quello che Trump e i suoi colleghi hanno provato a fare, è accaduto che la generazione da rinnovabili ha per la prima volta sorpassato il carbone negli USA...
Terza mossa, ha fatto uscire gli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi.
E ora che cosa farà Biden? Cosa ci aspettiamo dal nuovo Presidente?
“Il fatto che rimpiazzi Trump penso sia già una buona notizia; altri quattro anni avrebbero significato la fine del clima, dell’ambiente e degli Stati Uniti. Detto questo, Biden ha 78 anni. Non penso che si candiderà per un secondo mandato, quindi è molto difficile capire cosa potrà succedere…”. Il neo Presidente ha stabilito che John Kerry - che è stato determinante a Parigi e ha firmato in nome degli Stati Uniti - sia il punto di riferimento per l’ambiente.
“Penso che sia un buon segno, insieme alla promessa di rientrare negli accordi sul clima. Ma ora tra le priorità del Presidente credo che al primo posto ci sia la pandemia; a seguire l’economia e il lavoro e quindi il cambiamento climatico. Biden ha molto da fare in pochissimo tempo; praticamente in due anni, perché abbiamo le elezioni di medio termine. Negli Stati Uniti, come in Europa, i politici tengono sempre d’occhio la successiva scadenza elettorale...”.
Sulla politica energetica e climatica Biden non solo avrà a che fare con un Senato che gli è in parte ostile, ma dovrà anche fare i conti con l’ala sinistra del suo partito, molto più green di quanto non lo sia lui stesso. Conclude Sioshansi: “È difficile da credere: Biden si troverà a dover bilanciare persone che non vogliono avere niente a che fare con il clima con altre che vogliono averci a che fare molto più di quanto lui non sia disposto”.
Aspettiamo di vedere che succede...
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