Il Long Duration Energy Storage (LDES) è una tipologia di stoccaggio che permette di immagazzinare energia elettrica per settimane a costi competitivi. Una peculiarità che rende il LDS un alleato naturale delle fonti rinnovabili, in grado di mitigare aleatorietà e intermittenza che le caratterizza.
Lo storage è stato il protagonista indiscusso del convegno Un cambio di paradigma per i sistemi di accumulo? che si è tenuto il 28 aprile, organizzato dall’Associazione Italiana Economisti dell’Energia (AIEE).
Un’occasione privilegiata per offrire una panoramica su tecnologie, brevetti e soluzioni innovative relative all’energy storage.
Nel suo intervento Maurizio Delfanti, amministratore delegato di RSE, si è soffermato sulle prospettive degli accumuli elettrici di lunga durata nell’ambito del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC), del pacchetto climatico Fit for 55 e della Strategia europea a lungo termine per il 2050.
“L’accumulo si è sviluppato molto in Italia: una crescita che ha riguardato anche la potenza dei sistemi e la loro capacità massima” ha spiegato Antonio Sileo, direttore dell’Osservatorio Innov-E di I-Com, analizzando gli ultimi dati di Terna relativi al 2021.
“A livello regionale l’abbinamento con il solare è quasi totalitario per numero, potenza e capacità massima utilizzata. È da notare un recupero delle Regioni del Centro-Sud, che nell’ultimo anno sembrano essersi date più da fare, con la Lombardia che rimane ancora in testa.
La tecnologia che va per la maggiore è di gran lunga il litio, seguito da piombo, volano (Flywheel Energy Storage) e supercondensatori”.
Per quanto riguarda i brevetti, a livello mondiale persiste il trend di crescita osservato nell’ultimo decennio. Si registra inoltre un sorpasso della Cina ai danni degli Stati Uniti, seguiti dal Giappone.
La Corea del Sud, in particolare negli ultimi anni, sta mostrando una dinamica brevettuale molto vivace.
Sul piano delle tecnologie è proprio l’accumulo che ha il record dei brevetti, distaccando fotovoltaico ed eolico.
Nell’ambito dei sistemi incentrati su materie prime differenti dal litio, spiccano i brevetti registrati da Green Energy Storage. Progetti che hanno permesso alla PMI innovativa di ottenere un finanziamento europeo da 53 milioni di euro, a valere sul fondo Important Projects of Common European Interest (IPCEI).
Fondi che saranno investiti in fabbriche e manodopera per costruire i primi prototipi di batterie a flusso basate su un mix di chimiche ad oggi ancora segreto.
“Quando si parla di alternative al litio, tutti pensano al vanadio. Noi volevamo fare qualcosa di diverso. Abbiamo raggiunto densità di energia pari al litio di prima generazione, nessuno al mondo ha conseguito simili risultati” ha sottolineato Salvatore Pinto, presidente di Green Energy Storage.
“Le batterie a flusso sono intrinsecamente sicure. Nei Key Performance Indicator che abbiamo presentato alla Comunità europea, che hanno dato luogo a questo finanziamento, abbiamo voluto sviluppare brevetti e piattaforme su batterie che avessero una chimica facile da reperire, di cui esistesse già la filiera, e di cui potremmo disporre a prezzi bassi".
La piattaforma sviluppata da Green Energy Storage usa una sola chimica unita a complessanti, produce idrogeno e lo riutilizza nella fase di scarico.
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